lunedì 30 aprile 2007

Capanna Gnifetti – 28/29 Aprile 2007

A causa indiretta del Trofeo Mezzalama (http://www.trofeomezzalama.org/) sono salita alla Capanna Gnifetti sabato.
Da sola.
E la sfida, per me, era proprio questa.
Sorridete pure, ma non ero mica sicura di arrivare da sola lassu’!
E sola lo ero per davvero. Non ho preso la prima funivia perche’ c’e’ stato un piccolo malinteso giu’ ad Alagna, ma ho messo le ciaspole poco prima delle 10.
Non c’era in giro molta gente, ma non ero sola. Giornata bella, non troppo calda. Certo, per essere a 3.260 m a fine aprile forse un po’ caldo lo era.
E’ la prima volta che salgo in questa stagione, la traccia e’ ben evidente ed io riesco pure a vederla! Si, perche’ se metto le lenti a contatto usa e getta non vedo neppure la traccia nella neve. Sono salita con le semirigide, sapendo benissimo che lassu’ avro’ non pochi problemi a causa della mancanza d’acqua. Per male che vada, le usa e getta le metto domani.
Il mio buon umore fa in fretta a scemare non appena vedo il canale di salita. Ecco che tutte le mie paure sono giustificate: E’ RIPIDOOOOO!!!!
Gia’, quel salto di roccia che d’estate trovo alquanto divertente, d’inverno non si puo’ fare, ma c’e’ questo canale dove vedo formarsi gia’ la coda.
C’è una traccia bassa a sinistra: salva! Spero proprio che vada al Mantova, poi da li alla Gnifetti con i ramponi non dovrei avere problemi.
Non c’e’ quasi nessuno che viene di qui, quasi quasi è meglio cosi.
Arrivo ai canaponi, tolgo le racchette e poi su.
Poco dopo alzo la testa e ….. cavolo! Guarda li il Mantova! Bene, dai, si puo’ dire di avercela quasi fatta :)
Metto i ramponi, arrivo al Mantova e poi su verso la Gnifetti. E’ ripido ma non mi crea problemi.
Ci impiego circa un paio d’ore, il tempo che avevo preventivato.
Non sono su per andare a zonzo, ma riesco a vedere, domenica, i primi del Mezzalama che scendono. Cavolo! Sono davvero dei mostri se pensi al giro che si stanno facendo (sulle foto c’è il tracciato altimetrico del percorso). Domenica e’ davvero freddo, meglio cosi, visto che non posso scendere prima di mezzogiorno.
Mi sento un po’ scema a mettere i ramponi appena scesa dalla ferratina della Capanna, ma preferisco essere tranquilla io.
Domenica c’e’ anche la festa di addio della funivia di Indre, Per l’occasione, la funivia parte tre quarti d’ora prima e mi sa che molta gente e’ venuta qui per fare qualche 4.000
C’e’ un sacco di gente ed obiettivamente preferivo ieri, dove ero sola a salire.
Il solito imbuto alle corde, tracce a iosa, i “soliti” sci alpinisti che credono che la montagna sia solo loro che mi sfiorano passando, come se non potessero superarmi ad almeno mezzo metro di distanza. Va bene, non fa nulla. Devo arrivare a Indren in tempo per l’ultima funivia. Il tempo si e’ guastato e non ho neppure voglia di fermarmi un po’ qui a godermi l’altezza.
Sono indecisa, magari mi fermo dopo la seggiovia e vado a fare un po’ di foto.
Salendo alla Capanna, ho trovato uno splendido cespuglio, penso di saxifraga, verde e viola. Si, a 3.600 m a fine aprile ci sono gia’ i fiori. La natura e’ davvero eccezionale, ha poco tempo e appena possibile si risveglia e riempie la roccia dei suoi splendidi colori.
Tornando a noi, a Indren c’è una coda pazzesca. Me l’aspettavo, cosi mi metto in fila e sistemo lo zaino in mezzo al marasma.
Finalmente arriva il mio turno di salire sulla funivia e, ovviamente, poco prima di approdare alla Bocchetta delle Pisse inizia a grandinare/nevicare!
Tiro fuori la giacca a vento con un sospiro (mia e’ la prima volta che prendo sta seggiovia con la pioggia) e mi consolo dicendomi che nessuno degli ospiti sulla mia stessa cabina prendera’ la seggiovia: hanno tutti paura di restringersi :)
Cosi scendo da sola, seggiovia prima, ovovia dopo. Ad Alagna c’è il sole, ma dura poco.
Il tempo di arrivare alla macchina e inizia a piovere pure qui.
Ovviamente, appena passato il cartello di Alagna, torna il sole. E’ proprio un paese sfortunato :)
Rientrando mi fermo a mangiare il gelato da Corradini: me lo ricordavo migliore, il caffe’ non sa neppure di caffe’.
Ecco finita la mia esperienza di “alta quota” primaverile. La cosa piu’ positiva in assoluto e’ stata che, a parte dei leggeri mal di testa, sono stata benissimo! Poco appetito, ma stavo davvero bene, la domenica non mi veniva neppure il fiatone a fare le scale! Sara’ merito della Ginkgo Biloba? Mah, non so, ma tanto male non fa.

giovedì 26 aprile 2007

Monte San Primo 1.682 m – 25 Aprile 2007

Strano, quest’anno non pioverà.
Dopo la stancata di lunedì oggi voglio fare qualcosa di tranquillo.
Andrea mi propone il San Primo; e’ una vita che non ci salgo, accetto volentieri. La meta e’ comunque fotografica, macro per la precisione. I fiori lassu non dovrebbero mancare.
Partiamo presto, entrambi temiamo il caldo.
Alle 9 siamo già sul sentiero.
Andrea galoppa, mentre io, oltre alla solita lentezza, ho i postumi della Becca d’Oren, ma non mi scompongo: lo lascio andare avanti, mi aspetterà.
Il bosco è davvero umido, c’e’ afa in giro. Il panorama e’ nascosto dall’umidità.
I fiori ci sono, per fortuna, cosi posso tirare il fiato ogni tanto.
Non sono tanti i metri di dislivello, ma quando sbuchiamo in cresta credo che entrambi ne fossimo felici: abbiamo fatto una sauna degna delle migliori palestre!!!
Cambiamo maglietta e stendiamo il bucato ad asciugare. Beh, ci proviamo almeno. C’e’ vento ma e’ umido pure quello.
Mangiucchiamo qualcosa e poi iniziamo il crestone che ci portera’ a prendere il sentiero di discesa.
Foto, foto, foto ….. vento …… poi giriamo l’angolo e il vento cala, non sembra piu’ cosi umido cosi decidiamo che quel prato e’ un buon “ristorante”.
Mangiamo, chiacchieriamo e poi, macchine alla mano, in giro a cercare le inquadrature piu’ strane, i fiori piu’ belli.
Ci si confronta, ci si rubano i soggetti, insomma: si fotografa.
Scendiamo presto. Il tempo e’ migliorato e Andrea ha finito la batteria della macchina (io sono quasi alla fine della seconda) e abbiamo comunque fatto un sacco di foto.
Rientro a Milano tranquillo, ascoltando la cronaca della manifestazione.
25 aprile buono, direi che e’ stata un’altra splendida giornata …. E poi giudicate voi dalle foto :)

martedì 24 aprile 2007

Becca d’Oren Est – 3.533 m - 22-23 Aprile 2007

Proposta non troppo oscena. Dopo il Mont Gele’ dell’anno scorso ci sembra normale proporre la Becca d’Oren.
In zona c’ero stata il giugno scorso. Decidendo che cima fare, ho lasciato perdere la Becca perché ci teneva anche Andrea, per cui avevamo salito la Punta Kurz.
Inoltre, per questa gita il giorno piu’ lungo è il primo e sono dislivelli contenuti entrambi i giorni:
Diga Place Mouline: 1.950 m
Nacamuli: 2.818 m

Becca d’Oren: 3.533
Quindi 868 m il primo giorno, 715 m il secondo con 1.583 m in discesa …. ma in discesa rotolano anche i sassi ….. vero, ma non d’inverno!
Andiamo con ordine. La mia laringite/tosse/raffreddore sta appena passando, sono ancora sotto antibiotici ma non so quando riparto per lavoro. Farmi scappare questa opportunità? Giammai!
Medito. Se non ce la faccio causa malattia o scarso allenamento, ci rimette anche Andrea.
Valutiamo insieme i tempi, il meteo è favorevole, la zona la conosco. Dai, telefona che andiamo!
Nacamuli pieno il sabato, posto solo nel locale invernale. Mando la foto del suddetto locale e Andrea decide che puo’ prendere un giorno di ferie: andiamo domenica su lunedì.
Il meteo e’ buono, c’e’ posto in rifugio, che altro abbiamo bisogno?
Lo zaino. Quanto tempo e’ che non faccio uno zaino per 2 giorni su ghiaccio? Troppo. E sbaglio a farlo. E’ pesante, ma me ne rendero’ conto solo durante la salita.
La giornata è bellissima, decidiamo di partire presto in modo tale da essere al rifugio primo pomeriggio, cosi ho il tempo di riposarmi.
Sono inoltre curiosa di sapere in che condizioni e’ il salto di roccia con le catene, ma sono tranquilla.
Purtroppo (in salita, per fortuna invece per la discesa) le neve inizia alle prime baite, quindi ci siamo fatti piu’ di un’ora ciaspole sulle spalle :(
La salita procede tranquilla, Andrea sempre davanti (e spero che al piu’ presto ritornino i ruoli originari !!! :D ) fino a che ci inoltriamo nella valle.
Non essendo allenata, avviso Andrea che faro’ una sosta di un quarto d’ora ogni ora di marcia, le prime 2 ore porto io la corda visto che abbiamo pensato di metterci circa 4 ore a salire.
Arriviamo al salto di roccia, ma non è da li che si sale. Sara’ il terzo canale, quello in fondo insomma, che ci portera’ su; e cavolo: E’ RIPIDO!!!
Inizio a chiedermi se la gita sia MS, d’estate e’ F, ma fino al Col Collon difficilmente tocchi la neve!
Comunque saliamo. Piccola sosta a meta del canale ed inizio a valutare la possibilita’ di mettere i ramponi. Andrea pero’ mi spiazza: io provo con le ciaspole.
Uff …. E io devo essere da meno? Come una scema lo imito …. Cosi ci troviamo entrambi su un traverso per nulla simpatico a togliere racchette e infilare i ramponi, con gli zaini che cercano di boicottarci tornando a valle prima di noi.
La prossima volta devo dare retta solo a me stessa, e Andrea a considerare diversamente le mie proposte :) Su questo siamo, ancora una volta, perfettamente d’accordo.
Comunque, tra una sosta e una tirata di fiato riusciamo ad arrivare al Nacamuli.
Avete presente Rimini il giorno di ferragosto? UGUALE!
Tutti uomini (alla fine scopro che siamo 3 donne in tutto il rifugio), stravaccati davanti al rifugio a far asciugare pelli-corde-imbrachi etc.
I bagni non funzionano causa mancanza d’acqua: capperi! Non lo avevo valutato! Non che la cosa mi sconvolga, ma evitavo di portarmi quei grammi di sapone-spazzolino-dentifricio che pesano pure loro. C’e’ il bagno “d’emergenza”, un gabbiotto che copre un buco che sfocia giu’ dalla montagna.
Andrea non si crea problemi, meno male :)
Dopo esserci riposati, presentati e sistemato le cose, andiamo a coricarci un po’.
Dopo le chiacchiere di rito, Andrea si appisola, io invece mi ascolto i discorsi dei ragazzotti che animano il rifugio. Ne conoscono di posti! Beh …. Se li riconosco vuol dire che li conosco pure io, solo che loro ci sono saliti !!!
Sappiamo gia’ che ci sono 2 corsi, e dalle chiacchiere deduco che sono corsi o per istruttori o per guide.
Ora di cena. Ci chiamano un quarto d’ora prima per farci mangiare un quarto dopo le sette …. ma tanto non abbiamo niente da fare.
Noi siamo al tavolo con 5 stranieri, gli altri clienti, tutti italiani, mi sa che sono dei corsi.
Mangiamo tranquilli. Io sono serena e tranquilla. Parliamo della gita di domani, dei tempi, dell’attrezzatura …. A proposito di attrezzatura, alla nostra domanda: “Ci si lega dopo il colle, vero?” (cosi abbiamo letto sulle relazioni) il rifugista ci guarda con circospezione e poi ci butta li:
“Per la Becca non si lega nessuno!” Gulp!
GULP!!! E ARCIGULP!!!!!!

Potevamo lasciare a casa corda-imbraco-moschettoni ….. UFFA!!!
Cmq meglio cosi, vuol dire che non ci sono pericoli oggettivi.
Alle 4:45 si alzano i primi, quando scendiamo noi alle 6 sono gia’ quasi tutti partiti.
Facciamo le cose con calma e alle 6:30, perfettamente in linea con il programma, partiamo.
Lo zaino e’ molto leggero, ho lasciato giu’ quasi tutto. La luce c’e’, non e’ il caso di accendere la frontale.
E faccio lo stesso errore dell’altranno: prendo il sentiero che scende. Il ragazzo ci chiama dalla finestra e ci indica il sentiero che porta al traverso.
:DDD non imparero’ mai!!!
Dimenticavo: le ciaspole non dovrebbero essere necessarie, se non per la risalta al rifugio. Ci pensiamo e poi decidiamo che i ramponi sono sufficienti.
Traverso: un po’ faticoso l’inizio ma poi una pista splendida ci porta al colle quasi senza accorgercene.
La temperatura e’ fresca, poco sotto lo zero, e non abbiamo ancora il sole.
Mi ritrovo, anche se guardando la Punta Kurz mi stupisco di come diavolo abbia fatto a salirla l’anno scorso! Come cambiano le condizioni dall’inverno all’estate!
Giriamo a sinistra via verso la cima.
Arriviamo al sole, non faccio troppa fatica ma lo sento che non sono allenata. Ormai abbiamo superato quota 3.000 ma a queste altezze di solito non soffro.
Inizia la prima vera salita della giornata. Ci sono 2 gruppi di sciatori che scendono e poi nessun altro. Qui la fatica inizio a sentirla, ma vado su pian piano con il mio passo scegliendomi le tracce (ce ne sono talmente tante …..)
Vediamo una piramide davanti a noi. Il commento è unanime: nono, non è quella, su quella non ci saliamo, troppo ripida!
E puntiamo alla cima piu’ panettonosa sulla sinistra.
Pero’ ….. c’e’ qualcosa che non mi torna …. Il rifugista parlava del pezzetto ripido proprio sotto la punta, e qui non c’e’. Una vocina mi dice che la cima non e’ quella, ma la mia razionalita’ la mette a tacere.
Andrea arriva prima di me, alzo gli occhi e gia’ capisco cosa sta per dirmi: la cima e’ quella piramide, ma la vedi la Z? Saliamo di li.
A quel punto mi viene da dirgli: sali tu!
Pero’ non sembra molto distante.
Pero’ non sembra molto ripida.
Sono le 9, avevamo ipotizzato di essere in cima per le 10, dai che ce la posso fare!
Parto. Trovo le tracce delle ciaspole e le seguo. Mi portano proprio in cresta. Inizio a contare 50 passi e poi mi fermo ad aspettare che il cuore torni a battere regolare, 2/3 respiri, e poi riparto.
Quando alzo gli occhi e vedo li la cima non ci credo.
Mi guardo intorno.
E’ meraviglioso!!!
Andrea, buon’anima, ha lasciato arrivare me per prima, mi giro e gli vado incontro con la mano aperta: COMPLIMENTI!
Quanto tempo ….. è bellissimo! C’è vento, la temperatura e’ –5 e con il vento la si sente ancora di piu’, metto la giacca a vento e mi guardo intorno.
Foto. Assaporo questa vetta. Troppo tempo e’ passato dall’ultima. Vuoi dire che forse si ricomincia?
Speriamo …..
Scendiamo per sostare. Andrea scalpita e stavolta sbotto: ho bisogno di riposare e sono 2 giorni che invece lui scalpita per partire. Uff ….. non e’ giusto …. con tutte le volte che ho aspettato o mi sono fermata per lui …. ma poi capisce, si scusa ed io torno tranquilla. Lo so che il problema sara’ la neve molle al rientro, ma non ci posso poi fare molto se non sono allenata!
Cmq non chiedo piu’ soste fino al rifugio. Anche perché la discesa è andata benissimo fino al Col Collon, dopo di che ….. beh, la classica su neve: 1, 2, 3 passi e poi plunffff giu’ fino al ginocchio!
Arriviamo al rifugio spossati, stanchi e accaldati, il sole ha iniziato a picchiare nel vallone del rifugio.
Almeno un’ora di sosta, per mangiare, rifare gli zaini e riacquistare un minimo di forze.
E’ tempo di pensare alla discesa, quel salto di roccia ci preoccupa un po’. Andrea mi propone di farlo faccia a monte, l’idea non mi sembra malvagia, ma vediamo quando siamo la.
Intanto arrivano anche quelli della scuola che pero’ non salgono tutti la rifugio, solo qualcuno a recuperare quello che avevano lasciato li la mattina. Ne approfitto allora per chiedere di che corso sono: istruttori per SnowAlpinismo …. tempi moderni! Il corso e’ abbastanza nuovo direi. Salgono con le ciaspole e cosi scopro che sono stati loro a battermi la traccia il girono prima :) Ringrazio. Ci diamo degli imbecilli perche’ ci piace farci del male in questo modo e sorridendo ci salutiamo.
E’ giunto anche per noi il momento di partire.
Andrea davanti, io pensierosa dietro.
E mannaggia a me, non posso pensare in un altro momento? Mi rendo conto che Andrea sta dirigendo di nuovo verso il colle. Tornare indietro? No, tagliamo.
Pluffff …. Pluffff ….. CHE PALLE!!!
Andrea è bravissimo! Oltre ad aver battuto quasi tutta la traccia sul traverso al ritorno, lo fara’ anche nel rientro alla base ….. non finiro’ mai di ringraziarlo per cio’!
Arriviamo al salto di roccia e, nonostante ci fosse una bellissima traccia in diagonale entro in crisi. Cavolo ….. ma perche’? Sono stanca, e’ vero, e’ ripido, e’ vero …. ma Andrea mi ha dovuto accompagnare , a volte con la manina, per scendere. Alla fine ci siamo messi faccia a monte per passare il pezzo + ripido.
Rimettiamo le ciaspole, un breve riposo e poi giu. Ma nel vero senso della parola! La neve è molle e si sprofonda spesso.
A turno ci facciamo venire in mente delle vere e proprie genialate, che ci rendono ancora piu’ faticosa la discesa, ma se Dio vuole arriviamo alle baite dove abbiamo messo le ciaspole la mattina prima.
Ora non c’e’ piu’ neve ….. ma allora da dove arriva ancora tutta quella che continuiamo ad incontrare?
La discesa è interminabile. Ci sono dei fiori bellissimi, tipici dell’inizio di primavera, ma non ho neppure la forza di fotografarli.
Ci abbiamo impiegato un vita a scendere. Alla fine era solo un piede davanti all’altro con la mente concentrata su qualche altro pensiero.
Arriviamo alla macchina, ci cambiamo, e ci rendiamo conto di quel che abbiamo fatto!
E’ stato un we spettacolare! Con Andrea ormai siamo piu’ che affiatati per cui e’ stata una gita tranquillissima dal punto di vista relazionale, splendida dal punto di vista escursionistico.
Ah …. ancora un grazie per aver portato giu’ la corda :)
E visto che non ci siamo stancati abbastanza …. beh, avremmo già in mente la prossima avventura!!!

sabato 21 aprile 2007

Ciao, Chicco!

Come ti tocca diversamente la morte se a morire è uno che conosci.
Continua a venirmi in mente quel racconto della disgrazia letto sul forum: “Gridavano aiuto …. Poi hanno visto qualcosa di rosso (Chicco, immagino, aveva sempre quella giacca rossa) cadere.”
E allora pensi.
Pensi a lui che si sta rendendo conto di quello che sta per succedere.
Pensi a lui che ha 2 persone sotto di se …
Pensi a quello che puo’ pensare, quello che puo’ provare ….
Cosa si pensa quando si vola per tanti metri?
Oggi (20 aprile) sono tornata ai Corni, con Chicco nel cuore per dargli un addio tutto mio.
Vorrei passare anche al cimitero, non mi rendo ancora conto.
Me lo rivedo fuori da Terz’Alpe che si complimenta con me per le mie gita …. Gia’, e’ ancora il primo della lista della mia news letter ….
Qualcuno ha scritto:”Speri sempre che non sia qualcuno che conosci”. Vero.
Ma stavolta lo conosco …. Lo conoscevo ….

Scendo a Lambrugo con il treno. Chiedo ad almeno 10 persone dov’è il cimitero.
Lo trovo.
Non c'e' in giro nessuno. Inizio a leggere le lapidi.
Mi imbatto in un gruppo di persone che mi chiedono chi sto cercando: “Cerca lo scalatore?”
E si, son qui con lo zaino e gli scarponcini, facile indovinare.
“Si” rispondo sorridendo, ancora sorrido.
Mi indicano, un signore mi accompagna fino all’ingresso.
Passo dopo passo, sempre piu’ lento, gli occhi lassu’ finche non lo vedo.
Hanno messo la foto di lui sul ghiaccio. Scelta coraggiosa della famiglia, visto che moglie e figlio non sono montanari, ma è giusta. Lui amava il ghiaccio, era il suo “pane”.
La commozione ha il sopravvento.
Piango.
Mentre esco le donne mi chiamano: “Ci scusi sa, ma visto che aveva lo zaino ci siamo permesse di chiedere …” Rispondo tra le lacrime che hanno fatto bene.
A testa bassa torno in stazione e aspetto il treno.

Ciao Chicco!