domenica 9 marzo 2008

Fiori di Canzo – 9 Marzo 2008

Suona il telefono. Dopo la mattinata di venerdi passata in pronto soccorso sono saltata sul letto: chi diavolo mi chiama a quest’ ….. e mi scappa l’occhio sulla sveglia. Prima un cenno di sollievo (è molto probabile che non stia male nessuno) poi mi prende l’angoscia: le 6 e 44 … SONOLESEIEQUARANTAQUATTROOOOOOOOOOOOOO!
Prendo il telefono. L’agitazione è tanta e non capisco se non vedo il numero perché sono miope e senza occhiali o per la presbiopia, sta di fatto che non riesco a rispondere.
Intanto il neurone rimasto è tornato in circolo e riesco a leggere chi mi chiamava: Alby.
C@@@o!
Lo richiamo: non ha suonato la sveglia. E non capisco perché.
Molto gentilmente Alby mi diche che se chiama Giuseppe e Tilde mi aspettano, ma io faccio 2 conti. Anche se non faccio colazione ho il gatto da sistemare, non riesco ad essere all’appuntamento prima di un’ora. Ringrazio ma non me la sento di farli aspettare cosi tanto.
Mestamente cerco di tornare a letto ma Isi non ne vuole sapere: ti sei alzata e ora mi dai la pappa!
Non ho proprio voglia di discutere, gli do i suoi croccantini e me ne torno a letto.
Intanto ho scoperto il mistero della sveglia che non ha suonato. Non mi fosse capitato in precedenza, non ci avessi pensato ieri sera quando montavo la suddetta …. la radio si è puntualmente accesa … solo che non c’era nulla in onda … :( Questo mi servirà per i prossimi anni ricordandomi di mettere le sveglie doppie. Fino alla prossima volta in cui ci caschero’ di nuovo.
Rimugino sul da farsi.
Dormire fuori non mi sarebbe per nulla dispiaciuto, avevo proprio bisogno di staccare e cosa c’era di meglio che dormire in una capanna, d’inverno, in rifugio non gestito?
Inutile pensarci ancora, andiamo a Canzo a fare foto ai fiori.
Treno delle 9.
Pace.
Sul treno incontro Stefano. Solito caffè insieme, solito inizio di sentiero insieme poi io giro per il sentiero 7, quello dopo il ponte pero’.
Inizio subito le foto, i fiori sono tanti ed il tempo nuvoloso permette le inquadrature piu’ disparate.
Dietro di me sento un papa’ che bestemmia (giuro che ha fatto anche questo) urlando come un pazzo dietro i figli.
Salendo penso che tra un po’ li lascero’ in basso mentre io salgo e continuo a salire pian piano fotografando. Pero’ le voci invece di allontanarsi si avvicinano fino a che sento l’abbaiare di un cane proprio dietro di me. Mi giro e, sempre tra gli urli del padre, vedo 3 ragazzini con cane che mi tallonano.
Mi fermo, li faccio passare penso, ma loro no, si fermano, stiamo aspettando gli altri mi dicono.
E no, con questa caciara non ci sto: allora legate il cane, oppure andate avanti. Non so perché me la sono presa con il cane (a parte il fatto che suo abbaiare furioso era piuttosto fastidioso) ma la cosa ha sortito l’effetto voluto. Alla fine sono tornati indietro ed io torno alla calma del bosco, al canto degli uccellini e alle mie fotografie.
Non incontro piu’ nessuno ma salendo … raggiungo le nuvole.
Vedo un bivio che, nella mia testa, dovrebbe portare al quel rudere dove hanno messo tavoli e panche protette da porticato. Mi incammino, ma sale sale sale e alla fine penso sia meglio rientrare, vedere dove sbuca il mio sentiero n. 7 e poi prendo quello percorso in salita la scorsa domenica.
Solo che sbuco fuori dal bosco e la visibilità è di pochi metri.
So che la strada è li, lo so perché conosco bene queste parti, ma non la vedo ancora. Poi sento vociare, il sentiero non è piu’ marcato ma, andando a naso, incontro lo stesso i segni e sono sulla strada.
Mi incammino cercando l’altro sentiero … ma non c’è.
Sono piuttosto spaesata. Ero proprio sicura che fosse di qui, ma il sentiero non c’è.
Cribbio.
Torno indietro. Scendo vicino a dove sono salita, lo so che non è quello il sentiero ed in effetti mi reimmetto sul sentiero di salita. Uffa. Solo che piove, non ho voglia di tornare su a cercare quel maledetto imbocco e allora scendo da dove sono venuta.
Poco male, non ho molta fame, il ginocchio risponde benone ed il terreno non è ancora particolarmente fangoso.
Arrivo giu’ molto velocemente e, sulla via di casa, rincontro Stefano, con cui faccio il viaggio di ritorno.
Andiamo a prendere il treno ad Asso e li troviamo il trenino a vapore che avevamo visto anche all’andata. Un po’ di foto, ricordi di gioventu’ quando, in una cittadina turca, trovanno il trenino a vapore ed il macchinista che ci fece salire, ci spiego' con orgoglio come funzionava e ci offri' un passaggio, anche per la macchina per il giorno seguente … Ah i ricordi!

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