sabato 31 luglio 2010

Piz Spadolazzo – m 2.722 – 31 Luglio 2010

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Mi sembra di sentirlo ancora Andrea: ma come! Vai in Grignetta di notte e poi non vieni a camminare con me il sabato?
Ha ragione per cui, appena ho la certezza di non lavorare confermo la mia presenza e alle 7 mi ritrovo a Bione con Andrea e Rolando.
Colazione al solito posto vicino a Chiavenna e poi via, verso il lago di Montespluga.
L’obiettivo di oggi è si la cima ma soprattutto far provare ad Andrea la mia macchina fotografica visto che gli servirà per il viaggetto che ha in mente per ottobre.
Quindi, scarponcini, scambio di macchine (la mia ad Andrea, quella di Andrea a Rolando) e poi via, verso il rifugio Bertacchi.
Non c’è tantissima gente ma i posti dove imboscarsi per fare pipi non sono tantissimi per cui, quando vedo la deviazione per il lago nero (dove tutti pensiamo si scenda facendo l’anello che abbiamo in mente) mi imbosco dietro ad un masso.
Ripresa la strada facciamo una piccola sosta alla fontana vicino al Lago di Emet bypassando il rifugio e poi via, verso il passo. Poco prima di arrivarci c’è il bivio per lo Spadolazzo.
Abbiamo dato un’occhiata alla cartina e alle relazioni. Io ho un vago ricordo di aver letto che il sentiero non è poi cosi visibile ma le ultime lette indicano tranquille la cima per cui salgo senza problemi.
Ora ci sono solo dei rari segni blu e gli ometti da individuare. La classificazione del sentiero EE la darei solo per questo motivo, che gli ometti si confondono spesso con il panorama e non sempre sono individuabili.
Qui ho una visione: I MIEI GUANTI!!!! :( cribbio … sono rimasti dove ho fatto pipi … vabbeh, speriamo di trovarli quando scendiamo, tanto il sentiero porta li!
Giriamo intorno alla montagna. Forse un po’ troppo tant’è che Andrea ad un certo punto si pone il dubbio: non è che stiamo andando al Bivacco del Suretta?
Ma no … tiro fuori la mia relazione e, anche se piuttosto vaga, richiama quello che stiamo facendo. Lassù ci sono un paio di persone e ci fermiamo a chiedere. Si, siamo sulla strada giusta.
Proseguiamo e finalmente iniziamo a salire verso la cresta.
La traccia è sempre molto flebile. Ognuno si sceglie il suo percorso e finalmente arriviamo su una delle cime. La quota c’è ma la croce è laggiù, quindi percorriamo la cresta ed eccoci in cima: 3 ore e mezza … per 850 m in salita e 150 in discesa … gulp! Ce ne abbiamo messo di tempo, meditiamo. Certo, il percorso è stato lungo, in ambiente fantastico, lunare, al cospetto dell’Emet e del Suretta.
Ci riposiamo, fotografiamo, mangiamo, chiacchieriamo con i 3 escursionisti più un cane che ci hanno raggiunto sulla cima. Uno (quello con il cane) ha preso una strada diretta rispetto alla nostra e cosi vediamo i segni di due sentieri: bianco e rosso che scende dalla cresta e bolli gialli che dalla croce scende giù nel vallone che abbiamo percorso noi. Cribbio! Io questi bivi proprio non li avevo visti per cui ci siamo fatti il giro più lungo … :)
Gli altri 2 arrivano dal Bivacco del Suretta e a loro chiediamo se la discesa verso il Lago Nero è segnata. Ci confermano che è fattibile e allora via, si decide di continuare il progetto originale e fare l’anello.
Ripercorriamo la cresta e poi giù verso il Lago Nero. Il sentiero è davvero ripido e a volte infido, ma ben segnato. Al Lago Nero (Stupendo!) ci fermiamo per una sosta … e un pediluvio ovviamente :) poi riprendiamo la via verso casa.
E’ infinito sto sentiero e si tiene troppo a destra secondo me.
Ad un certo punto Andrea mi chiama: sono mortificato!
?
Non torniamo al bivio dei guanti.
Già … non ci torniamo … ma non ti preoccupare che io torno indietro a prenderli: chi non ha testa ha gambe! E cosi vedo la mia sosta gelato sfumare visto che ci impiegherò, stimato, almeno un’oretta.
Accelero il passo. Il sentiero non mi piace proprio in questo tratto. Siamo appena sopra la superstrada ed il traverso è infinito. Oltretutto verso la fine il sentiero si perde nel prato, è tutto un picio pacio ed io scalpito per i miei guanti.
Finalmente arriviamo sulla strada, lascio il mio zaino ad Andrea e parto di buon passo.
C’è un sacco di gente che scende … qui i guanti non ci sono più … Ma no, chi vuoi che salga da li?
Finalmente arrivo … si si! CI SONO!!!!
Grande! Scendo veloce ma tra salita e discesa la mia oretta prevista ce la impiego comunque.
Inoltre siamo senza benzina :(
Ma ce l’abbiamo fatta a fare tutto: benza, gelato e pure salumi!
Giornata freschissima, non ho neppure sudato!
Giro lungo e nonostante il dislivello che stimiamo non superare i 1000 m siamo stanchi. Lo sviluppo immagino sia intorno ai 15 km e non ho la minima idea se sia un percorso lungo oppure normale visto che non ho mai misurato in metri lineari le mie escursioni.
La gita di oggi mi è servita per dare un’occhiatina da vicino all’Emet … un altro dei miei tormentoni … chissà ….


Quota partenza: m 1.906
Quota arrivo: m 2.722
Dislivello calcolato, il mio altimetro mi ha abbandonato: m 1.000 ca
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 7 ore









sabato 24 luglio 2010

E la luna busso’ … alle porte della Grignetta – m 2.177 – 24 Luglio 2010

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Suona il telefono alle 5 del pomeriggio. E’ Mario. Cavolo, penso, ci saranno dei problemi per domani :(
Ciao, come stai?
Bene … un po’ annoiata dal non potermi muovere …
Bene! Stasera pensavamo di andare in Grignetta a fare un paio di foto, ti veniamo a prendere alle 8 e mezza!
:)
Ottimo, penso. E poi mi viene un dubbio e la domanda e d’obbligo: ma devo portare gli scarponcini?
Si si, porta anche una bottiglietta di acqua ma niente zaino, ne prendo su uno io piccolino. Ah, porta la frontale che non si sa mai.
Medito.
La frontale per 2 foto in Grigna?
Questo e la conoscenza dei miei 2 soci avrebbe dovuto farmi riflettere, ma siccome sono tonta non rifletto e alle 8 inizio a prepararmi. Arrivano in anticipo. Mi mettono in agitazione e mentre chiudo la porta di casa … crak! Si rompe la chiave nella serratura :(
Poco male penso, Mario ora mi risolve il problema ed io ho il mazzo di chiavi di riserva.
Mentre vado a prendere la cassetta degli attrezzi sento i commenti: eh no, qui non c’è niente da fare, devi prendere una nuova serratura.
Come nuova? Io domani devo andare al lavorare! E poi sono senza macchia!
Giuliano prende il cacciavite, smonta la serratura, va sul balcone e magicamente mi tira fuori il pezzetto della chiave … mitici!
Rimontato il tutto usciamo.
Io sono in ciabatte :( no comment!
Mentre saliamo ai Resinelli i 2 meditano: vuoi salire dal Porta o dalla Val Scarettone?
Io penso che il Porta sia il rifugio e mi sembra strano che Giuliano voglia salire dalla Cermenati: lui la odia!
Fa niente. Arriviamo e inizio a capire. Il Porta è il canale.
Gulp!
Ma … cima allora … canale porta … e la discesa???
Sorrido. E io domani devo andare a lavorare.
Iniziamo a salire che è ancora chiaro. Inutile dire che non c’è nessuno. Se qualcuno sale stanotte (nonostante la luna piena il vento è davvero fastidioso e non invoglia) non salirà certo dal Porta. Saliamo tranquilli, ogni tanto ci giriamo a vedere questa palla magnifica che è la luna stanotte con le luci dell’abitato che si stanno accendendo sotto di noi. È meraviglioso … mi sa che è la prima notturna estiva per me e il Porta è ancora più magico.
Mario, che è davanti a farci strada, prende delle “scorciatoie” arrampicatorie ma sempre molto facili quanto divertenti.
In un baleno siamo al bivio. Certo che partire dai Resinelli è ben diverso che partire da Ballabio! E poi in compagnia non ti rendi proprio conto del tempo che passa.
Arriva la placca. Giuliano riesce a fare un sacco di foto (sta diventando anche un fotografo davvero bravo!) e non si risparmia qui sulla placca. Inoltre, essendo veloce, può permettersi di fermarsi e posizionare la macchina sul sasso per fare le notturne … io invece sono lenta e non conosco ancora bene la mia macchina per cui le foto pubblicate sono principalmente le sue.
Nel canale inizia a fare buio nonostante la luna inizi a farci vedere le nostre ombre. Giuliano accende la frontale, Mario non ce l’ha ed io aspetto, ancora affascinata dall’ambiente notturno.
Appena fuori dal canale però la luce di Giuliano mi gioca un brutto scherzo: mi fa ombra il mio corpo ed io ci vedo ancora meno. Allora propongo a Giuliano di passare avanti: ma come! Lo faccio per te, per aiutarti! :( Vabbe’ … però ce l’ho anch’io la frontale … cià che la metto.
Sosta. Al “solito” posto. Beviamo, qualche foto e poi via verso la cima. Pensiamo che non ci sia nessuno, non vediamo nessuna luce lassù.
Mario è avanti (io sono veramente una tartaruga al loro confronto) e quando sbuchiamo in vetta troviamo il bivacco aperto e Mario che chiacchiera con 2 ragazzi.
“Dagli la frontale che hanno bisogno di luce” Pronti!
Saluto i ragazzi e faccio luce. “Un attimo e mettiamo ordine” mi dicono.
Sono perplessa … non ce n’è bisogno … poi capisco: guarda che noi scendiamo, non dormiamo qui!
Ah …. Davvero?!?!?!? Sono stupiti. Sembra strano che ci spariamo una grignetta cosi per poi scendere :) Cmq si rimettono nel sacco a pelo più tranquilli e noi entriamo a chiacchierare con loro.
Fuori il vento è potente e dal bivacco sembra che infuri la bufera.
Mario tira fuori dallo “zainetto” di Eta-Beta degli amaretti, la marmellata che gli ho dato a casa mia e una bottiglia di birra … con i bicchieri! E’ incredibile quell’uomo! E mentre Giuliano brontola (che caso …) perché c’è roba da mangiare noi ci rifocilliamo e intanto arriva un altro ragazzo che vuole dormire li.
Ci abbiamo impiegato circa un paio d’ore a salire. Io penso alla discesa un po’ preoccupata. Da dove scendiamo? Dal Caimi, mi risponde Giuliano. Lo prendiamo dalla Cermenati.
Bene. Inzomma. So che il Caimi è ripido. E’ notte. Ma se Giuliano pensa di scendere da li vuol dire che mi reputa in grado di farcela.
Usciamo dal bivacco per essere investiti dal vento. E’ piuttosto fastidioso qui in cima e per fortuna Giuliano ha un paio di guanti in più perché le mani sono davvero gelate … giuro!
Scendiamo. Mario sempre avanti come un camoscio salta giù, io lentina dietro (niente bastoni … e dove li mettevo?) e Giuliano a chiudere la carovana fermandosi ogni tanto per fotografare.
Passiamo il bivio per il Cecilia (io pensavo fosse questo) e arriviamo ad un punto senza cartelli con un canalino ripidoripido pieno di sfasciumi. Mario si ferma, guarda Giuliano: di qui? Chiede incredulo. Mi sembra che non sia molto convinto neppure lui ma Giuliano: si si, giù di qui.
E via.
Dunque, fatemi pensare a come è stato definito il canale durante la discesa … non riesco a ricordarmi aggettivi che non siano volgari per cui mi astengo.
Diciamo solo che è meglio scendere vicinivicini per evitare di tirarci sassi in testa. Poi migliora, mi dicono. Poi arrivano i ghiaioni, insistono.
Io in silenzio cerco di scendere il più velocemente possibile. Ora ho la frontale accesa e ci si vede benissimo ma il canale è davvero infido.
Passiamo in posti da capre e a me viene in mente il Comera, quando Chicco mi raccontava, salendo in inverno, che d’estate non lo si faceva, era troppo pieno di sfasciumi.
Finalmente si allarga il canale, arrivano i famosi ghiaioni che niente hanno però a che vedere con quelli dolomitici. Ogni tanto si riesce a lasciarsi andare ma è sempre molto ostico per me.
Certo se non ci fossi stata io a frenare il gruppo ci avrebbero messo molto meno, ma io ci sono e ci mettiamo un’infinità a scendere. Il mio ginocchio, in compenso, si sta comportando benissimo.
Io penso con tristezza alla giornata che mi aspetta domani e non voglio neppure sapere che ora è.
E siccome tutto ha un fine, finisce anche il canale. E’ l’una. Mario chiama casa a tranquillizzare la moglie, io chiacchiero con Giuliano e cosi vengo a scoprire che è un canale che si fa di solito in inverno, quando la neve è ben assestata … che d’estate l’aveva fatto solo una volta e non era cosi marcio.
Morale: BOCCIATO! NON FATE IL CAIMI D’ESTATE!!!
Sorridendo riprendiamo il sentiero, si sa: se non son matti non li vogliamo. In breve siamo al Porta (rifugio questa volta) e poi sulla strada. Macchina. Casa.
Non appena varco il cancello di casa mi rendo conto che ho lasciato gli scarponi sulla macchina. Chiamo. Non mi sentono. Telefono. Uno ha il telefono spento, l’altro non risponde.
Pazienza, me li porteranno domattina quando si attiverà il servizio taxi.
Salgo a casa a scaricare le foto. Sono piena di adrenalina e non riesco a dormire, sto un po’ davanti al computer e finalmente alle 2 vado a nanna.
Domani si lavora …

Quota partenza: m 1.350
Quota arrivo: m 2.177
Dislivello calcolato, il mio altimetro mi ha abbandonato: m 900 ca
Tempo totale di marcia: 5 ore






sabato 17 luglio 2010

Pizzo di Trona – m 2.510 – 17 Luglio 2010


E’ il mio tormentone da almeno 4 anni con 2 tentativi falliti alle spalle. La prima volta non abbiamo trovato l’attacco, la seconda volta non me la sono sentita di salire la placca da sola, nonostante ci fossero le catene e io avessi il set da ferrata. Non per altro, per la discesa. Ora non mi sarei fatta lo stesso problema … ma le catene non ci sono più :)
Giuliano lo sa che è un mio tormentone e quando lo convinco a portarmi in montagna oggi me lo propone. Non credo che ci saliremo perché sembra che la meteo non sia buona.
Però, sbucati fuori dalle gallerie, in zona Val Gerola non sembra poi tanto male.
Saliamo a Pescegallo. Io sempre perplessa. Sono lenta e lo so ma non discuto la scelta di Giuliano: ho imparato a fidarmi di lui in montagna, mi conosce e lo sa che non sono molto allenata.
“Porto cordini e moschettoni?” “Beh, se non hai il set da ferrata si!”
O cribbio! No che non ce l’ho! D’altra parte glielo avevo detto che quella placca io non la scendo senza corda. Va beh, cordini e moschettoni nello zaino a tenere compagnia all’imbraco e alle 7:30 partiamo dalla macchina.
Il sentiero ormai lo conosco a menadito e chiacchierando saliamo.
Fino a che io non ho più fiato. Meglio che rallento che all’inizio devo carburare.
Arriviamo al Lago di Trona e qui scopro che non si parte da dove penso io (lago dell’inferno) ma dall’altra parte, dal lago di Trona appunto. Vedo una traccia la nel mezzo, deve essere lei. Vediamo perfino delle scritte che indicano la Ferrata per cui saliamo di li.
Mamma mia!!!
Ripidissimo!!!
A volte mi attacco all’erba con le mani, non respiro più e faccio davvero fatica a mettere un piede … più che davanti all’altro direi sopra all’altro! Ovviamente Giuliano sale come un camoscio: che invidia che mi fa!
Piccola sosta rifocillatoria e scolliniamo. Un pianoro con un paio di nevai e poi ancora su. Della ferrata nessuna traccia se non una piccola placca con la catena divelta e messa li per terra.
L’ambiente qui è bellissimo. La Val Gerola non deluda mai, soprattutto per la fioritura che è davvero eccezionale. Io non fotografo nulla perché non ne ho la forza né il tempo ma su questo sentiero ci torno, con calma, solo per i fiori.
Intanto mi rendo conto che sbucheremo proprio sulla sella da dove sono passata io l’altra volta. Il sentiero dall’altra parte mi sembra di ricordare sia più agevole per cui penso che sia meglio cmq scendere di li, soprattutto se si mette a piovere.
E dopo un’altra terribile salita eccoci sulla cresta.
Bella! Per il momento è sentiero, non lo ricordavo cosi lungo ma prosegue tranquillo ed io riesco a riprendere fiato.
Ecco che arriva il pezzetto “esposto” dove 3 anni fa c’era una catena; ora l’hanno tolta. Non è particolarmente brutto ma se soffri di vertigini è meglio non guardare giù.
Arriva finalmente la “mia” placca, anche qui hanno divelto la maggior parte delle catene. Saliamo comunque senza imbragarci, sempre chiacchierando e prendendoci bonariamente in giro. Davanti io che se cado … Ma non cado, salgo tranquilla.
Poi cresta. Roccette. Cresta. Inizio a sentire la stanchezza. Non ho l’altimetro per cui non so quanto mi manca per l’arrivo ma cerco di non pensarci.
“Dai! Ancora una mezz’oretta e ci siamo!” mi urla Giuliano che ora è passato in pool position.
Ci credo i primi 10 secondi, poi sorrido … scollino ed eccola li la croce …
SONO SUL PIZZO DI TRONAAAAAAAAAAAA !!!!!!!!!!!!!!
Mi metto ad urlare … Giuliano mi guarda sorridendo, per fortuna non c’è nessuno.
Mi sembra incredibile … un tormentone di 4 anni salito poi cosi tranquillamente … e dov’è il pezzo che se cadi voli dritto nel lago dell’inferno? Ed è davvero poi cosi difficile anche ora che hanno tolto quasi tutte le catene?
Di certo ci sono davvero poche firme sul libro di vetta, ma da oggi c’è anche la mia :)
Sono cosi contenta, nonostante la fatica a salire, che ci fermiamo un’oretta in cima.
Il caldo, anzi, l’umido è stato prepotente ed io ho il timore per l’acqua. Ho lasciato giù i thermos e ora me ne pento. È vero che in discesa si beve di meno ma ho sudato in modo davvero “animale” e se non reintegro sono nei guai. Giuliano mi offre la sua bottiglia d’acqua e sali che accetto senza nemmeno far finta di dire di no.
Foto di rito (il lago rotondo è ancora ghiacciato!) Un pensiero a scendere dal canale dall’altro versante ma poi torno sana e penso sia meglio affrontare la placca in discesa.
Decidiamo di imbragarci, tanto nello zaino pesa lo stesso.
Foto di vetta (mannaggia … con l’imbraco!!!) e poi giù.
Discesa tranquilla e divertente. Non mi faccio problemi e la placca arriva in un battibaleno.
E qui giustamente Giuliano si risente: mi hai fatto portare la corda almeno una decina di volte, adesso la usi! E mi lega per scendere. Mi fa il nodo delle guide e poi tenta il mezzo barcaiolo … beh, siccome è me che deve tenere su preferisco farlo io che se sono una sega in montagna i nodi me li ricordo :) Scendo. Sempre tranquilla. Arriva il pezzo più brutto. Mi guardo a destra: io quasi scendo di li. Solo che farei un po’ di pendolo e allora, visto che tanto c’è la corda, mi fido di quelle cengiette di meno di un centimetro.
Eccomi alla base, mentre recupero la corda scende il mio socio. Gli dico che io sarei scesa a destra se non avessi avuto la corda. Ci prova e mi da ragione, da li era più semplice.
Che tonta che sono stata 3 anni fa … con la catena ci sarei salita e scesa tranquillamente da sola, nonostante le battute del tipo “se ci sono solo 12 firme sul libro di vetta vuol dire che troppo facile non è …”
Ci fermiamo a mettere via l’imbraco, mangiamo qualcosa che in cima non abbiamo quasi toccato cibo e poi scendiamo dalla parte del Lago dell’Inferno.
“Tanto acqua la troviamo”. Giuliano ne è convinto. Io no. Conosco bene la zona ma non recrimino. Quando arriviamo in vista del Lago di Trona conviene anche lui che di acqua non ce n’è. Sorrido dentro di me: non fa nulla, di la dalla diga c’è.
Sosta per bere e poi giù verso la macchina. Niente pioggia ma l’umido è ancora potente tanto che quando troviamo l’altra fontana immergo le mani cercando refrigerio. Mi ci butterei dentro … Giuliano non ci crede … che sfida! Mi tolgo lo zaino … e poi penso: cribbio, non ho più un cambio … l’avrei fatto davvero, avrei abbassato la temperatura del mio corpo e avrei vinto una bella scommessa ma spogliarsi non si può e a malincuore mi rimetto lo zaino e scendo.
Megagelatone per concludere la giornata.
Bella. Come altro definirla questa giornata? Per me stancante, non so come riuscirò a lavorare domani ma non ci avrei rinunciato per nulla al mondo alla Val Gerola, al Pizzo di Trona …


Quota partenza: m 1.425
Quota arrivo: m 2.510
Dislivello calcolato, il mio altimetro mi ha abbandonato: m 1.200 ca
Tempo totale di marcia comprensiva di mega soste e foto: 8





mercoledì 14 luglio 2010

Grigna Meridionale – m 2.177 – Da Ballabio al Canalone Porta - 14 Luglio 2010


Non è stagione da Grigna! Mi sento quando lo dico a Floriano … beh, è vero, io questo giro l’avevo pensato per ottobre, ma …
Ma.
Si sa che “i miei guai non finiscono mai” e cosi mi ritrovo senza macchina fino a dopo ferragosto :(
I problemi più grossi sono 3, e in ordine di importanza:
1 – come salire ai Roccoli nel we
2 – come andare in montagna compatibilmente con la stagione
3 – come supportare doverosamente i miei
Il punto 3 è al terzo posto solo perché tra bus-treno-taxi riesco abbastanza bene a fare tutto.
Per il primo mi sto organizzando ma non è facile per me chiedere … e poi tutti hanno i loro impegni.
Per il punto 2 invece niente da fare :( Visto che lavoro nei we e l’unica persona che potrebbe accompagnarmi in settimana ha problemi non vedo proprio soluzioni. Ho passato un intero inverno a riabilitare il ginocchio, a mantenermi allenata per affrontare questo luglio, che per me è il mese migliore per la montagna … e invece niente :(
Sono perfino stanca di deprimermi e cerco di risolvere i problemi giorno per giorno, tanto è inutile andare al di la di questa domenica perché chissà che altro mi succederà.
E allora? Devo rinunciare alla montagna? Per adesso no. Mi alzo presto (alle 5) e alle 6 sono in strada, zaino in spalla e scarponcini nuovi ai piedi. Si, perché sono cosi pazza da mettere gli scarponcini nuovi quando affronterò un bel dislivello di circa 1400-1500 m
Il sentiero lo conosco cosi ad ogni bivio so dove andare. Ci impiego circa un paio d’ore (sono sempre 700 m di dislivello più il pezzo da casa mia all’inizio del sentiero).A dire il vero non avevo ancora deciso da che parte salire. Pensavo alla Sinigalia e poi scendere … già: da dove? Mentre sono li che medito passo davanti al Soldanella e imbocco il sentiero.
Passo davanti al Canalone Porta. L’ho fatto in autunno con Giuliano e Mario. Non l’avevo trovato difficile ma in un paio di punti mi ero fatta aiutare. Ora l’orgoglio vuole che ce la faccia da sola. E poi penso che dentro il canalone farà meno caldo.
E intanto sono all’attacco. Lo so che anche solo pensare ad un itinerario vuol dire farlo e non mi stupisco se tiro su dritto dentro il canale. Spero solo di non incontrare più neve. A dire il vero non ho ancora realizzato in pieno che è già metà luglio.
Salgo. Cerco i segni ma non sempre li trovo. E allora vado a intuito (mica mi ricordo io dall’autunno) e immancabilmente eccolo li il segno :)
Sono solissima anche se sento un gran vociare. Alla fine realizzo che la cascina deve avere un po’ di bimbi ed il vociare arriva da li.
Salgo. Chissà dove erano i 2 pezzi in cui mi sono fatta aiutare? E intanto mi aiuto con la “terza mano” in un punto: che sia questo? Mah … certo se non ero da sola chiedevo aiuto, cosi invece me la sono dovuta cavare. Non elegantemente ma sono salita. L’ambiente è sempre bellissimo, io sudo tantissimo ma il caldo non è prepotente. Inizio ad essere stanca, ormai i 1000 m li ho fatti e il canale mi sta impegnando. Devo stare attenta a non cadere, ho gli scarponcini nuovi e tengono ma sono scarponi da trekking e quindi con la suola morbida e gli angoli arrotondati. Guardo bene dove appoggiarli e il tempo passa. Ormai sono fuori orario ma non mi interessa. Mi interessa continuare a salire, una piccola sosta, e poi si continua a salire, con calma, godendomi quello che ho intorno.
La macchina fotografica l’ho messa via, non voglio rischiare visto che ho portato la grande.
A dire il vero non vedo l’ora di trovare la via di fuga. Una volta vista quella mi sento più tranquilla perché ci sono un paio di punti dove scendere … brrrrrrrrrrrr!
E la via di fuga (l’innesto con il traverso che porta alla Cermenati) arriva fin troppo presto. Non ci sono dubbi, io continuo sul canale.
Al Sigaro ci sono 2 ragazzi che arrampicano e hanno lasciato giù lo zaino. Lui è in sosta, lei è in difficoltà … come non la invidio!
Ed ecco la placca! Come la vedo la riconosco subito: altro che quelle che ho superato ora! Mi piace. L’attacco tranquilla, è appoggiata e piena di appigli; è divertente!
Mi fermo un attimo a prendere fiato e mi giro a vedere a che punto è la ragazza. Mi salutano. Penso che se sono in braghe di tela loro alla base devono tornare e mi farò aiutare. E’ consolante sapere che non dovrò cmq chiamare il 118 :)
Ma non mi servirà nessun aiuto ovviamente.
Ormai sono fuori e sono davvero stanca. Arrivo alla cresta per prendermi una meritata quanto lunga pausa. Tiro fuori la macchina fotografica e mi sfogo con i mille fiori che qui ci sono. La Grignetta è un giardino botanico davvero stupendo.
Il sole va e viene, quando va si sta davvero bene, quando viene è un po’ caldo ma almeno mi asciuga di tutto il sudore.
Sento delle voci, dalla Cermenati sta scendendo qualcuno. Poi silenzio. In Grignetta. Strano.
Riposata e in parte rifocillata riparto. L’ultimo tratto è quello della Sinigalia e decido di non usare le catene, neppure nel pezzettino in discesa. Ci metto tempo, certo, ma mi diverto. E vedo che tutto sommato sono capace e tranquilla :)
Arrivo.
GULP!
NON UNA PERSONA!!!!!!!!!!
Lo so che non ci credete, ma non c’era davvero nessuno!!! Mi fermo più di un’ora in cima, e non è arrivato nessuno. Come mai? Non ci credo. Eppure è cosi. In Grignetta sola soletta :)
Alla fine decido di scendere dalla Cermenati. Lo so che è una palla ma non mi va di allungare troppo il percorso. Devo anche scendere a Ballabio ed è la prima cosi impegnativa che faccio da quando ho il ginocchio incriccato.
La discesa è anche meno noiosa del previsto. Non sono di ottimo umore ma non fa nulla. Ogni tanto una lieve brezza mi rinfresca e arrivati al Porta mi concedo un Birra – Gassosa meritatissima.
Sto per partire che il rifugista esce e mi attacca un bottone che non finisce più :( Mannaggia a lui … è anche simpatico ma io ormai scalpito per arrivare a casa.
La discesa è veloce e tranquilla, trovo le 2 fontanelle che avevo adocchiato salendo. Almeno con l’acqua qui è andata bene. Ho adottato il sistema “Andrea” e mi sono portata l’acqua nei Thermos cosi almeno la bevo fresca. L’acqua calda non disseta per nulla e non posso riempirmi di pastiglie di sali.
Arrivo a casa dopo poco più di 10 ore. Un’avventura splendida. Il canalone porta tutta sola soletta … sorrido ancora all’idea :)


Quota partenza: m 750 ca
Quota arrivo: m 2.177
Dislivello calcolato, il mio altimetro mi ha abbandonato: m 1.400 ca
Tempo totale di marcia comprensiva di mega soste e foto: 10




venerdì 9 luglio 2010

Cima di Lemma – m 2.348 - 9 Luglio 2010


La Val Tartano la conobbi questo inverno con Rino e Giuliano. Siccome partimmo tardi non riuscimmo a fare la cima e ora, con un misto di curiosità nel vedere la valle in veste estiva e di dare un occhio alla cimetta torno da queste parti.
So che sarà l’ultima uscita in solitaria per un bel po’ di tempo, la sfortuna ormai impera nella mia vita ed è inutile prendersela. Allora cerco di godermi la giornata, puntando però a non stancarmi troppo che sabato ho un altro impegno montanaro e domenica si lavora.
Stavolta al Ristop mi prendo solo un caffè e poi entro nella Val Tartano. E’ davvero suggestiva. Rivedo il posto dove ci siamo fermati a prendere il formaggio, la galleria … ma la strada stavolta continua. Sterrata ma continua. Sono stata attenta a verificare che non ci fossero divieti e non ne ho visti. Dietro di me c’è una macchina, accosto al primo slargo per farla passare. Oggi sono ancora più lenta del solito in macchina e non ho nessuna voglia di sentirmi il fiato sul collo.
Ad un certo punto c’è un cartello che dice: strada non collaudata. E la strada sale con il fondo in cemento. Arrivo al gruppo di case e mi trovo davanti al rifugio Beniamino.
Gulp!
Non dovrei essere qui … mumble mumble …
Scendo. Leggo la relazione. Dice dell’ampio parcheggio (ampio? 4 o 5 macchine al massimo) e che si puo’, volendo, tornare verso il rifugio e partire da li.
Bene, il parcheggio non so dov’è ma io posso partire anche da qui.
I signori davanti a me erano dei lavoratori impegnati nella ristrutturazione del rifugio (che quindi è chiuso) e c’è solo un’altra macchina parcheggiata li.
Metto gli scarponi e parto.
La strada continua ma io non me la sentivo di andare oltre. Al successivo tornante vedo il sentiero che si innalza. Bene, lo prendo.
Sotto di me vedo una strada (la strada giusta immagino) e i ponti, a uno dei quali avevamo quell’appuntamento mancato.
Riconosco man mano i posti, i cartelli esplicativi con le panchette. La radura. Poi però mi sembra di andare troppo a destra per cui, ad un bivio, prendo a sinistra.
Poi però mi sembra di andare TROPPO a sinistra e allora? Leggo la relazione :)
Alla fine potevo andare da entrambe le parti, a sinistra andavo prima ai laghi, poi al passo e quindi alla cima. Tornando indietro ho fatto il percorso al contrario.
Arrivo al colle piena di mosche che mi ronzano intorno e non mi lasciano in pace. Fa caldo, sono sola e loro tutte addosso a me :( Peccato perché la zona mi piace davvero molto.
Guardo la mia cima e devo dire che d’inverno ha tutto un altro sapore; ma vado su lo stesso, prima per sentiero poi per prati. Arrivo in cima e non c’è nulla, non un ometto, non una croce …
Mi viene il dubbio che la cima non sia questa, ma era qui che quest’inverno salivano tutti. Cmq scendo e vado anche sulla cima di fianco dove l’ometto c’è cosi sono a posto :)
In cima le mosche mi hanno dato tregua ma ora sono tornate fastidiose come non mai.
Dall’alto ho visto il lago di Porcile e voglio tornare per cresta fino a scendere al lago per poi scendere agli altri 2 laghetti che ho visto dall’alto e ricongiungermi al bivio dove ero indecisa su quale parte prendere. I tre laghetti sono conosciuti come lago Piccolo, lago Grande e lago di Sopra e volendo si può andare al Passo di Porcile. Io evito per la questione di non voler strafare.
Il sentiero che scende dalla cresta è spettacolare, scavato nella roccia, e le foto purtroppo non rendono la bellezza del paesaggio.
I rododendri qui la fanno da padroni e questi laghetti hanno proprio il sapore di laghi alpini, con tantissimi girini che nuotano dentro.
Al lago di Sopra incontro 4 persone che non mi sembrano italiane. Fanno il giro contrario al mio.
Io, sempre assalita dalle mosche, torno sul sentiero della salita e inizio il percorso inverso in discesa. So che tra poco troverò una fontana e non ne vedo l’ora perché l’acqua calda che ho dietro ormai non mi disseta più.
E sono cosi contenta di bere a sazietà che non pongo la dovuta attenzione quando riparto. Mi sono rinfrescata e sono nel bosco per cui, ora che ho bisogno di asciugarmi il sudore, sono scesa già di circa 100 m :( E allora? E’ che l’asciugamano è rimasto alla fonte :(
Risalgo. Incontro 2 ragazzi: avete visto un asciugamano azzurro? No. Cribbio … era proprio li in mezzo al sentiero. Fa niente, grazie lo stesso. Continuo a risalire con i goccioloni che ormai scendono copiosi. Eccola li la macchia azzurra del mio asciugamano!
Mi rinfresco di nuovo e riprendo a scendere.
Incontro 2 persone con una splendida lupacchiotta. Io e la cagnetta ci salutiamo e poi mi metto a chiacchierare con la signora che mi racconta la vita della sua cagnetta :)
E poi sono finalmente alla macchina.
Ma che caldo fa?!?!?!
GELATO !!! A Delebio un mega gelatone non me lo lascio di certo scappare.


Quota partenza: m 1.500
Quota arrivo: m 2.348
Dislivello totale, secondo il mio altimetro un po’ pazzo: m 1.027
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto (e della risalita della smemorata): 5 ore e 40




mercoledì 7 luglio 2010

Pizzo Bello – m 2.743 - 7 Luglio 2010


Pizzo Bello (piz Béla) era, secondo una celebre leggenda, il nome originario del Monte Disgrazia. Non si tratta però solo di una leggenda: sulle carte austriache dell'Ottocento all'attuale Monte Disgrazia veniva ancora dato il nome di Pizzo Bello.
Oggi il nome è passato a questa cima di rilievo certamente assai minore, mentre il gigante che lo fronteggia, ben visibile, a nord ha un nome assai più inquietante (e che, in realtà, rimanda al verbo dialettale "desgiascia", cioè "si scioglie", in riferimento alla sua vedretta). Torniamo alla leggenda, che ci parla invece degli egoisti pastori che sfruttavano i pascoli lussureggianti della valle di Preda Rossa e che, avendo negato l'aiuto ad un viandante affamato (sotto le cui spoglie si celava Cristo), furono puniti con un incendio che ne incenerì i pascoli. Da allora il monte Disgrazia si chiamò così, in memoria della punizione divina, mentre il suo ben più modesto dirimpettaio si vide fregiato dell'illustre denominazione.

Tratto da: http://www.waltellina.com/ascensioni/pizzobello/


Devo dire che questa cima mi ha riconciliato con la Lombardia: abbiamo anche qui dei luoghi freschi e incantevoli!
Ma veniamo alla cronaca. Ho avuto 4 gg davvero pesanti e quando martedì sono tornata da Milano ero davvero stanca. Rinunciare? Non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello. Oltretutto la meta è già decisa: Pizzo Bello! Ho anche letto la relazione e si può fare.
Unica cosa voglio partire presto e quando suona la sveglia guardo Isi nei suoi occhioni verdi e no, aspetto ancora i 5 minuti della seconda sveglia. Questo è un indice della mia stanchezza, non lo faccio mai quando vado in montagna!
Altro indice della stanchezza è che martedì mi sono addormentata sul divano dei miei … non lo faccio mai :( ero davvero cotta.
Cmq mi alzo, mi preparo ed esco. Fresco. 16° … adoro vivere qui!
Come arrivo sulla SS36 mi rendo conto che le mie condizioni non sono le migliori e allora mi fermo al Ristop per un bel caffè lungo … e come fai a non metterci anche una brioche? E poi qualcuno mi ha insegnato ad andare in montagna senza cibo (o meglio, con poco cibo) e allora ho davvero poco nello zaino. In compenso ho 2 l di acqua. Io di soffrire la sete anche oggi non ne ho voglia.
La strada per salire è davvero terribile. Come fondo neanche male, ma un tornante via l’altro, e anche questo non sarebbe male. Però è ripida! E la mia macchinina a 8V non ce la fa e mi tocca mettere quasi sempre la prima.
E poi è lunga! Per fortuna non incontro nessuno anche se ormai, a furia di salire ai Roccoli, l’esperienza della guida in montagna me la sono fatta.
Arrivo. Il mio TomTom non mi avrebbe fatto arrivare fin li per cui sono un po’ indecisa. Una persona normale cosa farebbe? Semplice: leggerebbe la relazione!
Ma io no, sandaletti ai piedi salgo a vedere se quella bandiera lassù è quella del rifugio. Bene, è lei, allora leggo la relazione :D che dice di arrivare fino alla fine della strada e di prendere i prati dietro al rifugio.
Mi preparo e parto. Ovviamente non sono mica convinta. Ad un certo punto non so più dove andare e la strada che avevo preso mi sta portando in un’altra direzione. Vedo una cascina con delle persone (per fortuna perché qui stanno ancora dormendo tutti!) e chiedo. Ah no, ha sbagliato strada. E mi indicano la retta via.
Vado. Incontro un altro signore e non resisto alla tentazione di chiedere. Mi conferma la retta via e mi da anche una dritta sul sentiero.
Finalmente vedo un cartello!!! Ma metterne uno al parcheggio no?
Va bene, salgo. Sono nel bosco e li davanti a me una signora passeggia. Come non fermarsi a fare 4 chiacchiere? Dopo che mi ha raccontato metà della sua vita riesco a sganciarmi e a proseguire.
Leggo la mia relazione e vedo che devo arrivare all’Alpe Vignone. Giro l’angolo ed ecco lassù l’alpe. Hanno già portato su le mucche.
In corrispondenza della casa il sentiero si perde. Anche qui non mi faccio perdere l’occasione di scambiare 2 chiacchiere con il ragazzo che però non sa nulla della zona :( nemmeno dove sta la prossima alpe. Anzi … paventa che la cima non si salga neppure da qui …
Ma io confido nella mia relazione e salgo.
E’ davvero molto bello. Da ora non incontrerò più nessuno, nel bene e nel male. I prossimi cartelli che vedo indicano il Lago di Scermendone (Quanti ricordi! La gita del caffè, per intenderci! Sembra passato davvero un secolo da tante cose sono successe nel frattempo)
La cima so più o meno dov’è ma vista la mia infinita insicurezza non ne sono certa.
Arrivo al vallone dove la relazione dice che non ci sono più segnale ma di puntare “all’evidente sella” … Evidente? Cribbio! Ad essere sicuri della cima si sarebbe evidente ma io sono indecisa tra 2.
Mi guardo intorno ma continuo a vedere dei segnali. E i segnali mi portano a risalire il canale, a fianco dei massi come dice la relazione, della cima che avevo individuato come prima.
Arrivo al colle. Altro cartello. Ora non posso più sbagliare.
Prendo la cresta. La danno EE ma hanno davvero esagerato. Secondo me non c’è davvero nulla di EE, nemmeno un passaggino da usare le mani o esposto.
Arrivo al primo omettone ma la cima è un poco più in la, dove c’è la croce.
Bello. Davvero bello! 3 ore giuste per arrivare in cima, comprese le chiacchiere varie; anche questa volta posso considerarmi soddisfatta.
Mangiucchio, fotografo, vado sull’altro cimotto li di fronte ma non si può stare per la puzza di cacca di capra e poi scendo.
Scendendo non mi sento troppo bene.
Ho l’intestino sotto sopra ed inizio ad avere mal di testa. Cribbio … sembra proprio la sensazione che ho avuto per qualche anno a luglio; inizia cosi fino a stendermi del tutto ed essere incapace di alzarmi. E se sto male qui, da sola, che faccio?
Sono scesa un po’ e mi rendo conto che sto sempre peggio. Mi viene in mente la mia stanchezza e allora provo a fermarmi. Trovo un sasso abbastanza piatto e mi sdraio. Mi addormento di colpo. 40 minuti di sonno profondo. Apro gli occhi e mi sembra che la testa vada meglio.
Provo a sedermi. Si, va decisamente meglio.
Riprendo la discesa pensando che se sto male posso chiedere ospitalità al pastore … che però è già sceso a valle :(
Cmq man mano che scendo mi accorgo che il malessere è passato. Doveva essere proprio stanchezza.
Arrivo a Prato Maslino e ancora non ho capito dove ho sbagliato strada al mattino e per evitarmi ulteriori sbagli ripeto la stessa strada … almeno da li so come tornare alla macchina.
Ora il paese è animato, c’è un sacco di gente fuori dalle case che chiacchiera e prende il fresco.
E per fortuna nessuno che sale in macchina … che strada …


Quota partenza: m 1.650
Quota arrivo: m 2.743
Dislivello totale, secondo il mio altimetro un po’ pazzo: m 1.259
Tempo totale di marcia comprensiva di soste, foto e siesta: 7 ore





venerdì 2 luglio 2010

Rifugio Santa Rita Dall'Alpe Paglio - 2 Luglio 2010


“La prossima volta che vai al Santa Rita vai da Pian delle Betulle: è una bellissima cresta piena di fiori!”

Come fare a rinunciare? Parto dall’Alpe Paglio ma cambia di poco.

Solo che questa volta è stata una mezza delusione. Già che fa caldo … fa tanto caldo! Seguo il consiglio datomi e parto presto ma il caldo arriva prepotente.

Per quasi 2 ore si è su una carrozzabile sterrata. Una noia mortale, soprattutto in discesa. L’unica cosa bella dell’andata è il panorama (l’afa ancora non si fa vedere) e il passaggio dai diversi alpeggi (ho seguito le immancabili quanto precisissime descrizioni di Diska per l’itinerario in oggetto).

Finalmente incontro il segnavia che mi porta sul sentiero.

Qui inizia la vera cresta. Siamo intorno a quota 1.800 – 1.900 … per me troppo basso a quest’ora d’estate :(

MI MANCA LA VALLE’E !!!! La si parte a 2.000 m già al mattino presto e quando il sole inizia a picchiare sei davvero in quota.

Vabbeh, lo sapevo e va bene cosi.

Soffro in silenzio, anche perché sono sola.

I fiori ci sono, ma sono ovviamente quelli di queste quote. Io a Luglio sono abituata ad iniziare a vedere i fiori di alta montagna. Insieme al caldo è per colpa di questo motivo che non fotografo praticamente nulla.

Mi fermo a far colazione e inizio a rendermi conto che l’acqua non sarà sufficiente. Lo so che non troverò fontane ma spero sia aperto il rifugio … cavolo: è luglio!

Cammina cammina, bei panorami ma prati con erba alta (vuoi mettere con l’erbetta che ti ritrovi sopra i 2.500? Quella bassa bassa e morbida morbida …) mi ritrovo all’ultimo bivio: sentiero basso o quello delle creste considerato difficile? Che domanda …

Di difficile non so proprio che cosa ci sia, è solo ripido a tratti. Praticamente la mezz’ora più bella di tutto il percoso! I prati pieni di rododendri e qualche roccia affiorante rendono il panorama un po’ più alpino.

E qui ho un bellissimo incontro: a 2 metri da me una marmottona fa da sentinella. Il vento mi è favorevole e non mi vede né mi sente mentre tiro fuori la macchina fotografica … che tenera!

Arrivo al rifugio dopo 3 ore e 45 minuti … un quarto d’ora in più di quello che diceva il primo cartello e un quarto d’ora in meno di quello che ipotizza Diska.

Purtroppo il rifugio è chiuso :( Devo fare economia di acqua che non ne troverò fino alla carrozzabile e anche quella la devo percorrere per un buon tratto.

Mangio un po’ di torta avanzata dal Ferrè e poi mi sdraio a riposare. E’ presto, li si sta bene ma dopo poco più di mezz’ora mi viene l’agitazione di partire.

Il cartello indica 2 ore e 50 … sono MOLTO dubbiosa … ci sono un bel po’ di saliscendi e non so quanto poi si recupera visto oltretutto che metà del percorso è su strada …

E poi mi impongo di fotografare almeno qualche fiorellino. E poi le soste sono di più rispetto alla salita. E poi devo raccogliere delle erbe che mi ha chiesto un mio amico. E poi incontro degli operai che lavorano con i macchinari sulla strada :(. E poi incontro alla fontana (FINALMENTE LA FONTANA!!!) una coppia. Lui burbero neanche saluta, lei simpaticissima si mette a chiacchierare con me. Uniche parole (a parte gli operai) scambiate in tutto il giorno.

Che vi devo dire … forse in primavera o in autunno è un bel percorso. Di certo non è il più breve per andare al Santa Rita. E poi la consapevolezza che da ora in poi mi devo portare dietro 2 l di acqua … :(

VOGLIO LA VALLE D’AOSTAAAAAAAAAAAAAA !!!!!!!!!!!!!!!!!



Quota partenza: m 1.386

Quota arrivo: m 1.998

Dislivello totale, secondo il mio altimetro un po’ pazzo: m 1.176

Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 8 ore