mercoledì 29 settembre 2010

Zucco di Pesciola m 2.096 – 29 Settembre 2010

Il bello di lavorare ai Resinelli è che TUTTI passano prima o poi di li :)
E cosi passa anche Matteo, un amico di montagna che non vedevo da una vita.
Anche lui ha un giorno libero in settimana ed è un attimo organizzare un’uscita insieme per raccontarcela un po’.
Guarda che però io sono la stessa imbranata e lenta di allora!
Ma non importa dai … e poi non è vero!
Beh … questa volta devo proprio dire che è proprio vero :(
Andiamo con ordine: arriva puntuale a casa mia (è facile da trovare) e dopo una visita di corsa all’appartamento mi chiede di prendere il set da ferrata.
Gulp.
Non dico nulla, scendo in cantina e salgo con il materiale. In macchina mi dice che gli piacerebbe salire dal Rifugio Lecco fino allo Zuccone Campelli, scendendo dalla ferrata Minonzio.
Mi viene un dubbio, ma lo scaccio: lo sa che non amo le ferrate e sono imbranata.
Arriviamo al parcheggio della funivia e siamo soli. Ci prepariamo e mentre imbocchiamo la strada vediamo un sentierino sulla destra: lo proviamo? Come dire di no … E poi trovare un sentiero che porta su invece della strada non mi dispiace per nulla.
Il sentiero non è male, a tratti ripido e sempre nel bosco. Ad un certo punto il sentiero si dirige verso una casa; “L’abbiamo perso” sentenzia Matteo e prende su dritto.
Va bene. Inforco i bastoni e lo seguo. Il bosco è però fitto, per nulla pulito e i bastoni continuano ad incastrarsi tra i rami secchi e i folti cespugli. La salita è davvero faticosa ma veniamo premiati con il ritrovo del sentiero … il ritrovo? Ma allora continuava!!! Grrrrrrrrrrrr! Ridendo prendo in giro il mio socio: non sei cambiato negli anni!
Dovete sapere che Matteo è un bravissimo sci-alpinista e altrettanto ottimo alpinista. E’ che ogni tanto ha queste idee un filino strampalate di andarsi a cercare la propria via.
Arriviamo ai piani di Bobbio. Sono contenta di aver trovato questo sentiero! Ora mi peserà sicuramente di meno salire quassù.
Nel frattempo ho capito la via che vuole fare. Non è la Cresta Ongania che sto rincorrendo da qualche anno, ma bensì la temuta Ferrata del Pesciola, la ex Rebuzzini che solo il nome ti faceva tremare :( Ora l’hanno riattrezzata e sistemata rendendola più “umana”, ma sempre difficile è.
Prendiamo il sentiero degli stradini mentre io medito se è il caso di salire.
Matteo lo sa quanto sono imbranata … che faccio?
Arriviamo all’attacco.
Una splendida scritta sul sasso recita: FERRATA DIFFICILE … PASSAGGI DI III – IV
Gulp e AriGulp!
Che faccio?
Mi fido di lui e mi imbraco. Attacchiamo la ferrata. Ci sono le catene con anelli, rognose da moschettonare, ma quanto le ringrazierò più avanti!
L’inizio non è dei migliori, ma riesco a salire. Penso che di solito le ferrate hanno il pezzo peggiore all’inizio e cerco di rincuorarmi.
Purtroppo qui non è cosi. Si presentano passaggi sempre più ostici per me, ma soprattutto per le mie braccia. Se avessi le braccia sane e allenate avrei fatto fatica ma sarei salita.
Invece, con il fatto che non devo sforzare i gomiti, i muscoli delle braccia sono davvero “flaccidi” e dopo poco me li sento di legno :(
Arrivo ad un punto dove proprio non riesco a salire.
Sono tranquilla con Matteo, ma che faccio ora?
Matteo mi sprona: o sali di qui oppure dobbiamo scendere da dove siamo saliti …
Brrrrrrrrrrr
Lo so, lo so … dammi solo un momento che cerco una soluzione.
Ci ragioniamo insieme. Gli spiego i miei problemi e finalmente capisce la mia situazione.
Questo passaggio lo supero in qualche modo ma inizio ad essere demoralizzata. Quando mi si presenta l’altra parete (spanciata … sob!) da superare mi scappa un’esclamazione di sconforto.
Non mi abbatto, devo salire, ma cerchiamo una soluzione.
E siccome siamo “geniali” la soluzione la troviamo. Il mio problema è che non riesco a fare più di 40-50 cm sollevandomi con la sola forza di braccia (tenete conto che la roccia è spesso e volentieri bagnata e i piedi scivolano che è una meraviglia!) Allora Matteo sale, si mette in sicurezza e mi moschettona all’anello della catena più in su che può mentre io mi sollevo a forza di braccia. Cosi mi posso riposare e ripartire dopo pochi istanti con l’altro moschettone.
Certo, fatta cosi la ferrata ha poco senso, ma siamo usciti in piena sicurezza e alla fine eravamo anche tutto sommato abbastanza veloci.
Ovviamente al bivio “facile – difficile” ci siamo buttati sul facile (che troppo facile non era).
Ci sono stati dei passaggi divertenti nel canale o su roccia appoggiata o su traversi anche esposti, ma questa ferrata era davvero al di sopra delle mie possibilità.
Ci abbiamo messo un’eternità ad arrivare in cima ma appena vista la madonna (quella vera, cioè, quella di vetta) mi sono resa conto che su li c’ero già stata tanti anni prima, la mia prima via in montagna … quanti ricordi …
Ci fermiamo a riposare e mangiare. Per scendere dobbiamo salire sulla cima successiva. Ovviamente declino la ferrata in discesa e opto per il canalone dei camosci. Matteo accetta senza recriminare, è anche tardi!
Scendiamo sul sentiero cosparso di un velo di neve che non ci crea però problemi. Arriviamo sulla cimetta successiva che non so assolutamente come si chiama e cerchiamo il canalone dei camosci … questo si che è innevato! Per la stagione non ce lo aspettavamo ma, bastoni in mano, scendiamo. Io lenta come al solito, Matteo fa il camoscetto con tutta la mia invidia.
Arrivati al Rifugio Lecco riusciamo a bere un caffè e poi scendiamo dal sentiero fatto al mattino, stavolta lo facciamo tutto anche se alla casa dove abbiamo abbandonato la retta via in salita non è segnatissimo.
Arriviamo alla macchina carichi di ramoscelli per il mio camino. Io sono stanca, ammaccata sia dalla ferrata che dalla deviazione del mattino, ma sono contenta.
E’ stata una giornata istruttiva, una giornata in montagna e in ottima compagnia. Direi che di più non si poteva chiedere :)

Un'ultima considerazione: il gps ... il tracciato di discesa dal canale dei camosci non lo capisco ... va bene aver fatto zig-zag come ogni buon canale consiglia, ma cosi marcato mi sembra esagerato ... qualcuno mi aiuta a capire perchè?


Quota partenza: m 950
Quota cima: m 2.096
Dislivello secondo Gipsy: m 1.410
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 8 h 25 m
Km percorsi: 16.1 km



mercoledì 22 settembre 2010

Notturna al Due Mani m 1.657 - 22 Settembre 2010

Sono stanca, ho lavorato tutto il giorno e non ho voglia di farmi 900-1000 m di dislivello in notturna. Oltretutto domani la sveglia suona alle 6 :(
Arriva Andrea a casa mia e faccio la proposta: salire al Due Mani ma dalla strada che porta a Morterone; sono “solo” 500 m di dislivello e la luna è dalla parte giusta.
Se mi dice di no lo capisco, lui si deve “allenare” e allora lo lascio libero di scegliere: una volta tanto io non mi lamento se me ne sto a casa.
Ma Andrea accetta: si va al Due Mani.
Arriviamo al parcheggio e troviamo un’auto rossa parcheggiata malino. Ma tanto chi altro vuoi che venga stasera! Mi chiedo dove saranno ma penso che saranno in discesa … chi vuoi che salga su sta montagnola stasera?
Partiamo con i soliti sfottò e ci inoltriamo nel bosco. C’è ancora luce e le frontali stanno nello zaino.
Siamo saliti da qui una vita fa, sempre Andrea ed io, e ci rammentiamo la gita … una gita fantozziana dove non ci aspettavamo le difficoltà dovute alla neve (poca e infida) … chissà ora come sarebbe la salita … sicuramente ce la caveremmo molto meglio.
Il bosco ce lo ricordavamo più corto, ad un certo punto non si vede più nulla. Andrea tira fuori la frontale ma preferisce che sia io a fare strada … cosi se canno me la prendo con me stessa :)
Finalmente siamo fuori ed inizia la salita aperta. Spenta la frontale la luna illumina il nostro cammino come se fossimo in pieno giorno.
Io non ho fatto tante notturne, ma a questa luce ci sono abituata; Andrea invece è incantato e stupito. Sento un rumore sopra di noi: c’è qualcuno! Andrea mi risponde di no, che è stato lui con i bastoni ma io non sono convinta. Ed in effetti, come siamo sulla crestina finale, mi sembra di vedere delle ombre … si si! 3 ragazzotti (ma stavolta ragazzi veri!) sono in cima, ben imbaccuccati e a bere vino :) Ci salutiamo e iniziamo a chiacchierare. Sono di Milano e sono colleghi e sono i proprietari della macchina rossa al parcheggio.
Bene, ci facciamo fare la foto di vetta poi inizio a capire perché sono imbacuccati: inizia a fare davvero freddo! Mi vesto pure io mentre loro iniziano a scendere. Mangiamo qualcosa poi il freddo, misto al solito sudore che riesco a produrre perfino di notte :( mi fanno proporre per la discesa.
Andrea si ferma a fotografare, giustamente deve provare anche la piccolina per il suo viaggio prima che lo lasci a terra proprio laggiù.
Nel bosco dobbiamo accendere le frontali. Si sentono i versi di un sacco di animali per cui scendiamo in silenzio, godendoci la magia del bosco di notte.
Solo arrivati alla macchina ri-iniziamo le chiacchiere e gli sfottò.
Macchina. Andrea ha la pessima idea di accendere la radio: usti! Non pensavo che prendesse!
Mi tocca scendere con le orecchie martoriate dalla cronaca degli ultimi minuti di campionato … uno, o forse l’unico, neo di Andrea …


Quota partenza: m 1.130
Quota cima: m 1.657
Dislivello secondo Gipsy: m 510
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 2 h 50 m
Km percorsi: 5.0 km




martedì 21 settembre 2010

Croce di Matra m 1.730 - 21 Settembre 2010

Sono a colloquio con il medico quando mi suona il cell … azz… “Non mi chiama mai nessuno” cerco di giustificarmi vergognandomi come un ladro.
E’ Giuliano … gulp! non lo sento da una vita!
Ciao, scusa, mi puoi richiamare tra mezz’ora?
Di mezz’ore ne passano circa 6 e poi risuona il telefono.
Vieni domani a far funghi con Luigi e Arrio?
Mhhh …. È tanto che non vedo neppure i ragazzi ma a far funghi … è l’unico giorno di questa settimana che posso andare in montagna e sinceramente mi scoccia un po’.
Non so, ci devo pensare. Ti faccio sapere.
Medito. Mi sembra strano che Giuliano se ne stia li a guardare gli altri mentre cercano funghi e allora faccio la proposta: se si riesce a fare qualcosa in montagna mi aggrego volentieri.
Ed in effetti, come pensavo, si può salire al Monte Matra, circa 1000 m di dislivello.
Va bene, accetto la compagnia e mi faccio trovare alle 7 a Bione.

Prologo.
Suona la sveglia, mi alzo e mi preparo. Isi (il micio) è un po’ sulle sue, non gli piace molto la pappa in questi giorni e domani dobbiamo andare dal veterinario per cui aspetto a fare dei cambiamenti. Esce sul balcone come fa tutte le mattine.
Sono pronta. Cerco il gatto, come faccio tutte le mattine. Non lo trovo. Lo cerco ancora. Non c’è. Vado sul balcone. Niente. Scendo e apro la porta: chissà mai che, essendo al primo piano, sia sceso dal balcone (non lo faccio uscire in questi giorni perché secondo me le ha prese l’altro giorno da un suo simile ed è tornato con un occhio pesto).
Niente da fare. Non posso più aspettare, devo andare. Chiudo la casa non senza aver ricercato ancora in ogni angolo e, sconsolata, scendo Lecco. Non è abituato a stare fuori.
Arrivo a Bione con il muso e senza nemmeno dire “ciao” metto a conoscenza la truppa che mi è scappato il gatto.
Ovviamente loro mi consolano, fanno cosi i gatti (il mio no) stanno fuori spesso (il mio no) vedrai che torna (il mio … lo spero …)
Poi le chiacchiere, il bel tempo e la gita in montagna prendono il sopravvento; non posso fare altro al momento per Isi e allora cerco di godermi la giornata.

Per salire al punto di partenza occorre fare un biglietto di ben 8 € per avere la chiave che apre la stanga. Dopo la pausa caffè saliamo fino al termine della strada. Ci prepariamo e tutti insieme iniziamo la passeggiata. Il programma è di stare con i fungaioli fino a dove se la sentono di salire, poi Giuliano ed io saliamo il Monte Matra e torniamo all’ovile (più o meno di corsa … ovviamente).
E cosi facciamo. Il posto è davvero incantevole. Ci sono parecchie baite completamente ristrutturate, bellissime e ancora abitate, nel senso che i villeggianti non sono ancora scesi a valle ma si godono lo scampolo di estate.
Saliamo insieme per circa 300 m di dislivello. Il sentiero, non facile da trovare all’inizio, è però segnalatissimo e perciò non mi risparmio a prendere in giro Giuliano sul fatto che la volta precedente che è stato qui si era perso.
Incontriamo dei “locals” che ci avvisano: ci sono pochi funghi! E ci regala un piccolo porcino, unico funghetto che ha trovato. Luigi e Arrio non si scoraggiano; il primo è un ottimo conoscitore di funghi, il secondo appassionato di fotografia, avranno di certo il loro bel daffare comunque.
Passati i 300 m i due “ragazzi” decidono che per loro la salita è sufficiente e iniziano il ritorno.
Giuliano ed io proseguiamo … e sbagliamo sentiero :)
Ci tocca tornare indietro dove ri-incontriamo i nostri 2 soci e prendiamo quello giusto.
Perderemo ancora il sentiero un paio di volte. E’ davvero poco segnalato :(
Ma non solo. E’ RIPIDISSIMO! A volte mi devo attaccare ai rododendri per riuscire a salire.
Arriviamo alla croce e siamo però ripagati da uno splendido panorama … davvero favoloso!
La cima in se ha poco significato per questo abbiamo deciso di relazionare solo la croce.
Chi volesse essere abbastanza pazzo, può proseguire per il Pizzo di Prata, sentiero impervio, a volte neppure tracciato, in ambiente davvero severo: “sapevatelo”!
Scendiamo veloci, per quanto veloce può essere il mio passo e arriviamo puntualissimi all’appuntamento, ma dei soci nemmeno l’ombra.
Passato un quarto d’ora li chiamiamo al cellulare. Rispondono ma non capiamo nulla.
Dopo un po’ chiamiamo ancora: siamo alla stanga!
Bene, arriviamo.
Arriviamo alla stanga e non ci sono.
RI-telefoniamo: ma no! Siamo alla stanga sotto! Abbiamo iniziato a scendere a piedi!
Ah … potevate però avvisare!
Abbiamo lasciato un biglietto sulla macchina!
Azz … il mio socio si è avvicinato alla macchina appena arrivati ma non abbastanza da vedere il biglietto … avevamo cosi da aspettare!
Li abbiamo poi raggiunti che erano praticamente già alla stanca.
Solito gelato.
Rientro.

Ora sono tornata in pensiero per Isi.
Arrivo a casa. Salgo le scale: non è sulla porta.
Sgrunt.
Apro la porta: non mi viene incontro
Sgrunt.
Stavolta l’ho proprio perso. Inizio a pensare che prendo i croccantini ed esco a cercarlo. Vado in sala ad appoggiare lo zaino …
Il fetente arriva stiracchiandosi … MA DOVE DIAVOLO TI ERI CACCIATO? gli urlo prendendolo in braccio e stritolandolo di coccole … lui era in casa tranquillo … quando un gatto non si vuole far trovare non c’è verso, non lo trovi!


Quota partenza: m 990
Quota cima: m 1.730
Dislivello secondo Gipsy: m 740
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: non valutabile
Km percorsi: 6.1 km




mercoledì 15 settembre 2010

Pizzo Quadro m 3.013 - 15 Settembre 2010



No, non sono felice. Per questo ci vorrà forse troppo tempo.
Sono orgogliosa di me, questo si. Questa cima ha per me un significato particolare.
E’ andato tutto benissimo, a parte il malumore ormai classico.
Avevo tutto bene in mente, parcheggio la macchina alla stanga, salgo dal cartello che si trova lungo la strada, poi incontro l’altro cartello, indico a Gipsy il punto dove in discesa si perde il sentiero, arrivo in cresta al Bivacco … e da qui tutto nuovo.
Unico appunto: il cartello appena terminato il sentiero nel bosco è stato divelto tra domenica e oggi :( e io non riuscivo a trovarlo. Ma siccome c’ero appena stata non potevo di certo sbagliarmi! I cavalli mi si sono avvicinati curiosi e con me hanno cercato il cartello … o meglio, me lo hanno indicato e cosi, un po’ a naso, sono salita a cercare il sentiero.
Devo dire che questa zona è davvero povera di cartelli e di segnali. Peccato. Anche se, mi viene da dire, se me la sono cavata io in ben 3 occasioni se la caverebbe chiunque … anzi no e il seguito di questa storia ne è una prova :)
Non ho preso subito la cresta come era mia intenzione, ho provato a vedere dove mi portava il sentiero segnato. Mi ha portato un po’ in mezzo alla valle, piena di peste (e altro) di mucche e umidiccio. Alla fine mi sono portata sulla destra e sono salita in cresta … dove ho trovato sentiero e segni :)
All’imbocco del canale dove siamo sbucati la volta scorsa mi sono fermata a bere. Non ho sostato tantissimo, poi ho ripreso.
Devo dire che ho iniziato questa gita piena di ansia. Non so perché questa montagna mi metteva ansia. Dopo tutto è un EE con qualche passaggio di II e se non sono in grado di fare qualche passaggio di II in discesa posso anche appendere gli scarponi al chiodo. Non capisco questa mia ansia e l’unica spiegazione che posso dare è tutto quello che sto passando … come se fosse una novità che a me ne succede quasi una al giorno :(
Cmq salendo cerco di farmela passare, la giornata è bella, sono sola solissima e, dopo il riscaldamento d’obbligo, mi sento bene. Perfino lo zaino non pesa troppo nonostante la presenza di Veronica … già … alla fine me la sono portata dietro la sorella di Rosina, visto che Rosina non la troviamo più … chissà dov’è finita!
Arrivo al bivacco un po’ stupita: per me 2 ore e quasi 1000 metri di dislivello non sono la norma. Mi fermo a scrivere un pensiero per Rino, o meglio, più per me pensando a Rino, mangio una banana e poi via a cercare il mio sentiero per la cima.
Ora è tutto pulito, niente neve. Ricordo com’era la volta scorsa.
So che devo scendere un pochino, poi un traverso e poi su verso l’inizio della cresta. E’ minacciosa e mi guarda da lassù ma non è ancora tempo di affrontarla.
Inizio a scendere. Il sentiero è segnatissimo, direi un’autostrada. Il primo tratto ripido, poi spiana. Il traverso è lungo ma per nulla pericoloso dal mio punto di vista. È sempre ottimamente tracciato e anche se esposto non presenta pericoli.
Poi si sale. Uno strappo mica da ridere. E sono al colle.
Eccoci qui, cara la mia cresta: è giunta l’ora di conoscerci.
Parto.
Cribbio … pensavo di meno invece sono ancora 300 m di dislivello da affrontare!
Sono contenta di essere sola e mi sento tranquilla ad affrontare la cresta. Io tranquilla … mah!
Ci dovrebbero essere gli ometti ma non è che li vedo. C’è molto sentiero ma quando non so dove passare mi diverto con le roccette. Solo che non sono troppo stabili e quando il sasso sotto il piede scivola via e mi si presenta un bel buco sotto, la scarica di adrenalina parte.
Avete mai fatto caso all’effetto dell’adrenalina nel nostro corpo? A me schiarisce la mente, mi rende subito attenta e concentrata e, se per caso sono un po’ brilla, passa subito quell’effetto ovattato.
Allora capitolo e invece di divertirmi con le roccette mi cerco il sentiero, anche se ormai sono quasi in cima. Trovo i 2 punti più ostici per la discesa e decido che si, ce la posso fare.
Non mi chiedo tra quanto ci sarà la cima, tanto non serve; per cui, quando sbuco fuori e vedo una stele enorme e dietro la croce non credo ai miei occhi!
EVVVAIIIIIIIIIIIIIII! SONO IN CIMAAAAAAA !!!!!!!!!!!!!
Il Pizzo si chiama Quadro sia perché dalla parte da dove sono salita io è effettivamente squadrato, sia perché la cima è una piazza d’armi … fantastica terrazza!
Dopo le foto di rito e il tentativo di firmare il libro di vetta (il prossimo che sale, plis, ne porti uno nuovo!) penso che posso permettermi di fermarmi in cima almeno un’oretta.
Ma …
Ma.
Mangio. Ho copiato da Ewuska e mi sono portata grana e uva. Non ho gran fame oggi.
E poi scalpito. Lo so che troverò tranquillamente il modo di scendere … beh, tranquillamente è una parola grossa altrimenti non sarei qui a scalpitare e allora, anche se a malincuore, inizio a scendere.
Ed in effetti il sentiero in discesa è molto più visibile che in salita (la traccia GPS lo conferma) e passati i 2 punti critici senza nessun problema arrivare al colle è fin quasi banale.
Discesa, traverso, risalita (ora sono stanchina …) e finalmente il bivacco.
Qui mi fermo, faccio merenda, bevo, mi preparo per la discesa con auricolare e lettore MP3. Si, perché il malessere che sento da tutto il giorno torna prepotente: l’infinita tristezza che mi prende. Solo che oggi so il perché: sono sola e non sono più abituata ad esserlo.
E allora, cosa c’è di meglio di Roy Paci per la discesa? Quell’uomo, oltre ad essere un gran bell’uomo, ha la prerogativa di farti passare il cattivo umore con la sua musica. Non puoi non sorridere, non puoi fare a meno di aver voglia di metterti a ballare.
Cosi, ascoltando quelle note, scendo.
Seguo tranquilla il sentiero fino al colle e poi trovo 2 indicazioni: una che scende (non al colle, scende a destra nel vallone) e una che sta in cresta: beh … indovinate da che parte sono andata?
Scendendo sento delle voci. Mi giro ma non vedo nessuno e allora penso che sono nella musica. Ma sono stonate con la musica. Mi giro ma non vedo nessuno.
Cerco di non farci caso fino a che le voci non mi chiamano … no no, tranquilli, non sono diventata più matta di quella che sono, ci sono 3 “ragazzotti” che mi seguono e mi chiamano.
Si fermano lassù e mi chiedono dove sono stata.
Al Quadro.
Ma dove sei passata?
Pensando che erano stupiti per non avermi visto rispondo che neppure io ho visto loro.
Sono sempre lassù e non capisco quello che dicono. Alla fine chiedo loro di scendere cosi possiamo chiacchierare e scopro che loro dovevano andare sul Quadro … ma non hanno trovato la strada.
Li guardo stupiti! Ma dietro al bivacco ci sono tanti di quei segni che proprio non si può sbagliare!
Si, ma il sentiero scendeva al Lago del Truzzo.
Li guardo ancora stupita: nono, scende per circa 80 m, poi traverso, poi risale proprio all’inizio della cresta.
Loro hanno visto il sentiero che scendeva, hanno valutato che non era un bel sentiero e sono tornati indietro a cercarne un altro … che ovviamente non hanno trovato!
Ci sono rimasti un po’ male, loro sono in 3 e io da sola … hanno letto del mio scritto sul libro del bivacco e non si capacitavano di dove diavolo potessi essere …
Incredibile! Scendono dietro di me, ma sono lenti. Io prendo per cresta, e loro dietro, sempre chiacchierando.
Ad un certo punto perdo la strada. Mi fermo per valutare e vedo li il sentiero che scende per cresta. Mi abbasso a prenderlo e mi rendo conto che ancora mi seguono … fuori sentiero.
Li avviso che forse non è il caso che mi seguano. Ci meditano. Io proseguo.
Ognuno per la sua strada tornano sui miei passi. Ora però allungo il passo, non che abbia fretta, ma voglio iniziare a scendere un pochino più veloce di quello che sono abituata.
Li perdo presto, spero non mi seguano perché io già lo so che non terrò sempre il sentiero: voglio scendere per cresta!
Una vescia la sotto mi fa deviare: è bellissima, soda e piuttosto grandicella. Finisce dritta nello zaino a completare la mia cena di stasera.
Come presupponevo perdo il sentiero. Continuo imperterrita per cresta fino ad arrivare nella zona dove devo girare a sinistra. Decido di tagliare, ho visto laggiù la pozza che ho incontrato al mattino. Un’occhiata a Gipsy per essere sicura e poi via.
Gipsy mi è stato utilissimo per trovare il punto dove parte il sentiero nel bosco.
Poi macchina.
I signori ancora non si vedono.
Gelato.
Telefonata che risolve brillantemente il problema che mi si è presentato la scorsa settimana (meno male … almeno una cosa finita in mondo decente!)
Casa.
Isi: ha un occhio pesto :( mi sa che stamattina, quando è uscito e non lo trovavo più, deve aver bisticciato con il micio che pascola ogni tanto nel mio giardino :(




Quota partenza: m 1.561
Quota cima: m 3.013
Dislivello secondo Gipsy: m 1.490
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 6h 50m
Km percorsi: 13,0











domenica 12 settembre 2010

Pizzo di Sancia m 2.718 - 12 Settembre 2010



Andrea procede nel suo allenamento ed io, avendo terminato la mia esperienza al Rifugio Roccoli Lorla, ho la domenica libera e lo accompagno volentieri.
Mi propone 3 o 4 mete, adatte alla sua testa più che al suo allenamento e alla fine vince Starleggia.
No … non il Pizzo Quadro, per carità! Si accontenta del più modesto Pizzo di Sancia, o Piz de la Montagnia. A me va bene, cosi mi rendo conto che non avrò problemi, almeno di neve, la prossima settimana se decido di tornare da queste parti. E poi questo Pizzo me lo vedevo questa primavera con il ginocchio da convalescente mentre pascolavo in fondo valle.
E’ la terza volta che torno qui e ormai mi sento a casa. So dov’è il bivacco, so che strada fare per salirci e so che per la cima probabilmente sarò senza sentiero. So che con Andrea è difficile non avere tutto programmato, passo dopo passo.
Non importa, mi voglio godere questa giornata che sembra essere bella, con il sole e non troppo calda.
Iniziamo bene con un messaggio che mi arriva al telefonino appena alzata: Sono in ritardo, non ha suonato la sveglia. Sorrido, rispondo di prenderla con calma che tanto io sono a casa tranquilla. Immagino che Andrea sia agitato, da questo punto di vista siamo simili: non ci piace essere in ritardo.
Arriva tutto sommato in fretta e mentre saliamo a Chiavenna iniziamo l’eterna discussione sul nostro tormentone. Non ne posso più di discutere su questo argomento e alla fine non rispondo alle sue recriminazioni e taccio. Il bello delle discussioni con Andrea è che ci scaldiamo e discutiamo vivacemente, salvo tornare “normali” quando c’è da decidere un bivio o un’altra osservazione che non c’entra con la discussione. Per chiudere subito questo argomento voglio solo dire che la discussone è ripresa nella prima parte della salita ed è durata un bel po’. Alla fine però Andrea ha capito quello che volevo dire e le mie posizioni ed ha ammesso che tutti i torti non li ho :) e questo mi rende felice!
Ma torniamo alla gita. Arriviamo a Starleggia dopo la sosta caffè. Io mi rendo conto di aver lasciato a casa 2 cose che per me sono essenziali nella camminata: un copricapo e l’asciugamano :(
Ravano nello zaino alla ricerca di qualche surrogato ma non trovo nulla. Taro Gipsy dopo averlo azzerato, con calma metto gli scarponi e mi incammino a fare le foto di rito ai cartelli.
Andrea ancora non si vede.
Torno sui miei passi … è li che si impomata per benino come una primadonna dopo il bagno :(
Ecco, se vi capitasse di andare in giro con il mio Amico siete avvisati: se voi ci mettete 10 a prepararvi, lui ci mette 100 :( “Sapevatelo”!
Lo sprono un po’ incazzata e inizio a salire. Sento il fiatone dietro di me e sorrido.
“Ecco, ho allacciato male uno scarpone”
AAARRRRRRRRRRRRGGGGGGGGGGGGHHHHHHHHHHHHHHHH !!!!!!!!!!!!!!!!
Non è possibile!!!
Continuo a salire mentre trovo una soluzione per la mia testolina perché il sole, nonostante settembre, è ancora potente: un fazzoletto con gli angoli annodati :( Pessimo esteticamente ma meglio che prendere una insolazione.
Andrea mi raggiunge sempre con il fiatone. Non ci posso credere che non possa imparare a velocizzarsi un pochino ma so anche che questo è un altro di quei tormentoni che ci faranno sempre discutere in montagna.
Poi arriva il bivio.
La nostra meta non è segnata, ma io sono convinta che si salga da questa parte della valle.
Andrea si fida e proseguiamo dritti. Al Rifugio troviamo una simpatica vecchietta e mi vien voglia di chiacchierare cosi le chiedo la strada per il Bivacco Cà bianca. Non puoi sbagliare, mi dice, non è facile da trovare ma non puoi sbagliare.
Ehm … mi sembrano un po’ delle contraddizioni ma mi faccio spiegare bene, saluto e poi parto.
Effettivamente il sentiero non c’è ma la vecchietta mi ha detto di stare a destra del torrente fino a sotto il passo, poi si attraversa il corso d’acqua e dietro a quel masso grosso trovo il bivacco.
Faccio strada io oggi. Nonostante sia senza sentiero periodicamente troviamo degli ometti.
Andrea è stupido dalle mie capacità a guidare questa escursione, ma io sono tranquilla: il bivacco è li e SO come raggiungerlo. Da che cosa viene tutta questa mia sicurezza non lo so, ma salgo tranquilla facendo strada.
Ad un certo punto Andrea nota un’aquila che volteggia sopra di noi. Splendida! Almeno io credo fosse un’aquila … so che torna perché girano in tondo e prepariamo le macchine fotografiche. Eccola … di vedono benissimo le macchie bianche delle ali … è stupenda, maestosa!
Riprendiamo a salire. Siamo silenziosi ora, io sono davanti. Ad un certo punto sento un fruscio: alzo gli occhi e l’aquila, il tutto il suo splendore, con il suo becco arcuato, spicca il volo a meno di 5 metri da me. Sono senza fiato. Estasiata. Rimango a bocca aperta, cerco di parlare, di dire al mio socio cosa sta succedendo ma le parole non escono. E’ la prima volta che la vedo cosi da vicino e sono più che emozionata … è stato … bellissimo!
Arriviamo sotto il passo e traversiamo. Ora il sasso grosso è proprio sopra di noi. Inizio a salire. Andrea rallenta e allora mi fermo per una sosta. Ci riposiamo poi decidiamo il versante da salire.
Parto. Senza sentiero. Lascio Andrea salire piano piano e mi avvio alla ricerca del bivacco. Mi sento la responsabile della gita e vorrei trovarlo il prima possibile. Solo che arrivo a scollinare e al grande sasso … e dietro la montagna continua e c’è un altro grande sasso.
Opssss ….
E trovo anche un bellissimo sentiero segnato bianco e blu che attraversa la pietraia (credo che arrivi dal lago bianco) e decido di seguirlo verso sinistra. La cartina (maledetta Kompass) mi da il rifugio proprio sopra di me ma il sentiero continua ad attraversare.
Andrea non lo vedo più. Immagino che prenda anche lui a sinistra ma per non sbagliarmi, visto i cellulari prendono, lo chiamo e lo avviso: io vado avanti a cercare il bivacco.
Inizio ad agitarmi. Eppure deve essere qui! Proseguo fino a che sono davvero troppo in avanti. E allora salgo. Vado a vedere se la dietro quel sasso il bivacco compare. Ma niente.
Cavolo … sono sempre tranquilla ma un po’ contrariata. Mi giro per vedere se intanto Andrea è arrivato … e lo vedo il bivacco … li, sulla destra! Maledetta Kompass!!!
Arriva il mio socio. Abbiamo già superato la sua soglia dei 1000 m di dislivello ma lascio a lui la scelta: salire in cima o fermarsi al bivacco e scendere dal lago.
Sceglie la cima :) Seguendo i segni bianchi e blu saliamo al passo Barna e qui mi prende la spossatezza. Non lo dico al mio socio, lascio che scelga lui ma io di salire in cima non ne ho nessuna voglia.
Invece lui si, se la sente.
Gulp! Mi tocca …
Andrea propone di salire dritto.
Bene, vai pure, io prendo la cresta. Poi mi dirai.
Forse inizia a fidarsi di me sta di fatto che mi segue. Raggiungo la cresta ed inizio a salire, sempre senza sentiero. All’inizio è prato, poi diventa rocciosa.
Te la senti?
Mi prendi in giro?
No, non ti prendo in giro, ma è una cresta, avrà dei tratti esposti e non so assolutamente se c’è qualche difficoltà ma vista la sua risposta parto.
E’ davvero tranquilla, qualche tratto esposto ma da dietro non sento recriminare.
Arrivo in vetta e non c’è nemmeno una croce … allora la faccio io, la “croce” di Andrea che mi sopporta nonostante tutto!
Ci fermiamo un po’, Andrea è preso dalla macchina fotografica, io mi rilasso. Salendo ho visto che si può scendere dall’altra parte della valle e visto che il socio non vuole andare al lago gli propongo la discesa. Accetta, anche se lui è scettico sul fatto che io abbia visto il sentiero.
Torniamo al bivacco, foto (è molto bello e ben tenuto con 12 posti letto in una stanza separata dal soggiorno!) e poi andiamo a cercare il sentiero, che ovviamente non c’è.
Dall’alto però vedo come si possa scendere a valle per riprendere il sentiero e propongo la via. Andrea accetta, si fida ancora di me e scendo cercando di ricordarmi la morfologia del terreno. Mi devo tenere molto sulla sinistra per poi deviare a destra più in basso. Alla fine giungo dove volevo e … magia (Graaaaaaaaaaandemaga!) troviamo il sentiero, i segni e gli ometti. Spesso si perdono ma seguendo il mio istinto li ritrovo sempre.
Andrea è ammirato … neanche io mi capacito di questa mia dimestichezza.
Certo, chi conosce la zona sorriderà ma chi conosce me saprà che ho fatto un balzo in avanti incredibile con questa gita! Sono stata proprio brava e sono molto soddisfatta.
Arrivando però nelle vicinanze della diga l’Andrea solito prender il sopravvento: seguiamo il sentiero alla diga e li ci sarà il ponte per passare il fiume.
Il mio istinto mi dice invece di scendere più a valle ma non discuto e seguo il socio.
Il mio istinto aveva ragione :) Dalla diga non si passa e ci tocca scendere un pezzetto per trovare il ponte. Andrea a questo punto mi promuove a pieni voti: ti meriti un bel 10!
Ora siamo davvero su una autostrada e scendiamo immersi ognuno nei propri pensieri.
Quando vediamo laggiù la strada il mio socio è stanco ed inizia a mettere in dubbio le mie scelte. C’è da dire che qui sono indecisa anch’io perché invece di affidarmi al mio istinto cerco di affidarmi alla mia memoria che è molto labile.
Alla fine tiriamo fuori la cartina … e io mi ricordo di avere Gipsy. Lo guardo e vedo subito dove siamo, dove è Starleggia e che strada dobbiamo fare. Lo dico ad Andrea che rimane li … di già? Io non ho ancora aperto la cartina e tu sai già dove dobbiamo andare! E’ ammirato dalla potenza del GPS ed inizia a pensare che non è poi una cavolata l’averlo dietro.
Proseguiamo anche se ancora una volta ha dei dubbi. Ora mi sta facendo arrabbiare ma so che è stanco e non ne può più. Vede dei cartelli e li raggiunge di corsa mentre io gli dico che cosa ci troverà scritto.
A questo punto è ammutolito e mesto ritorna a seguirmi :)
La discesa dalla strada, grazie alle scorce, non è troppo lunga e arriviamo alla macchina.
Al solito il socio ci mette un sacco di tempo a cambiarsi ma si fa perdonare pagandomi un pezzo di fantastica pizza al solito posto dopo Chiavenna.
Purtroppo le cose con me cambiano di giorno in giorno e non so quando potrò tornare ancora in montagna con Andrea. Per adesso sono anch’io concentrata sul suo viaggio, tutto il resto a dopo!




Quota partenza: m 1.561
Quota cima: m 2.718
Dislivello secondo Gipsy: m 1.161
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 7h 30m
Km percorsi: 12,9











venerdì 10 settembre 2010

Anello al Monte Due Mani m 1.657 - 10 Settembre 2010

Inutile dire che sono triste ed amareggiata, ormai lo sanno anche i sassi.
Inutile dire che me ne capitano ogni giorno, anche questo è risaputo.
Inutile dire che non posso fare programmi, neanche per una gita semplice come quella che doveva essere oggi. Ieri sera tornando a casa ho trovato l’avviso di una raccomandata e siccome sabato non posso andare a prenderla devo andarci venerdì, e salta quindi il gitone che avevo in mente :(
La raccomandata: non era quello che mi aspettavo e cosi l’ultimo dei miei casini rimane ancora aperto e devo cercare una soluzione. Ma non oggi. Non questa settimana.
Ma si, torniamo al Due Mani che ho deciso sarà la mia montagna di allenamento. Stavolta non devo sbagliare sentiero, mi raccomando!
Quasi quasi prendo la relazione … uffi, non è qui tra le ultime, chissà dove l’ho cacciata … ma si che facciamo senza. E’ quasi mezzogiorno e ancora un po’ che aspetto …
Arrivo all’imbocco del sentiero e cerco di ricordarmi il proposito: NON PERDERTI!
E meno male che me lo sono ripetuto perché ho capito dove ho sbagliato la volta scorsa: praticamente all’inizio :( Ci sono 2 sentieri, entrambi segnalati e i cartelli non li vedi a meno che non prendi il sentiero di destra … io ovviamente la volta scorsa ho preso quello di sinistra :(
Ora però sono sulla retta via e non mi perdo più, penso. Arrivo alla prima baita dove c’è anche la fontana e un dubbio mi assale: su o giù? Appunto ... Mannaggia alla spiega rimasta a casa … mi sembra di ricordare che il sentiero fosse il 30 ed era su. E in effetti anche questa volta l’ho azzeccata :) Dopo poco c’è il bivio per il bivacco Emanuela, dove passerò al ritorno, e il Due Mani dall’altra parte.
Ora non ci sono più problemi. Arrivati fuori dal bosco la piccola indecisione perché il sentiero si perde ma non ci si può sbagliare, si deve salire a quella selletta e poi su dalla cresta.
Non mi aspetto di trovare gente, non è la giornata per me di stare tra la folla e invece in vetta ci sono un sacco di persone: ma che ci fanno di venerdì di settembre in vetta al Due Mani? Penso contrariata.
Salgo cercando di saltare fuori il bivacco e la rispettiva ressa, non ho nemmeno voglia di salutare.
Più in là la solitudine mi attende. Oggi è una giornata meravigliosa, un sole caldo giusto, un venticello fresco, un panorama davvero pulito grazie al vento di ieri.
Mi godo qualche istante di riposo, mangio una banana e un pezzetto di torta. Non ho altro da mangiare ma non ho nemmeno troppa fame.
Riprendo la discesa per la cresta.
Li sotto c’è un bivio che non ricordo ma alzando gli occhi vedo lassù una catena. A me sembra di essere scesa la volta scorsa ma oggi salgo a vedere. La cosa ridicola è che io sono salita dal sentiero e in cima vedo la catena che porta giù dal lato dove sono salita io, di fianco … hi hi hi … mah!
Mi viene il dubbio che sia la ferrata … ma no, dai … guarda li che cresta!
Il sentiero si perde ad un certo punto, o meglio, i segni indicherebbero più in la ma se guardi sotto vedi il sentiero e individui la traccia. Ora mi godo la cresta. Sono lenta, mi fa male il ginocchio e il braccio è meglio che non lo uso … che catapecchia che sono :(
I pensieri non sono troppo positivi. Non riesco a mandarla giù questa: rinunciare ad un’amicizia per un motivo cosi stupido … no, non mi va giù.
Ma non posso neanche farci niente. Ci vuole del tempo a digerire certe cose e … avete presente quella pubblicità del cinghiale che si siede comodamente sul tuo stomaco? Ecco, la mia delusione sembra come quel cinghiale: davvero difficile da mandar giù.
Cosi triste e mesta scendo. Mentre arrivo al bivacco mi viene voglia di allungare il passo. Sono stupita. Ora il ginocchio non fa più male e la testa sta dicendo che si può provare a tirare. Poco però, perché cmq qui è ancora ripido.
Arrivo al bivacco e noto, ancora con disappunto, che c’è un signore sulla branda che prende il sole.
“Ciao” mi saluta. Contraccambio. Ora non posso andarmene e devo far buon viso a cattiva sorte.
E cosi conosco il mio primo concittadino, lui è Ballabiese DOC e mi dice che mi farà vedere il sentiero che porta a Laorca … se abiti qui ci si incontra per via.
Lui non sa che sono un orso che ama stare nella sua tana ma gli dico di si, che ci conto.
Intanto so che c’è il sentiero :) Poi lo cercherò.
Scendo. Ora è ancora ripido ma appena si fa un po’ meno erto ci provo ad allungare il passo … e cosi perdo il sentiero :) ma qui poco importa, le tracce portano tutte giù. Ad un bivio mi chiedo quale sarà il sentiero migliore e scelgo quello che scende, anche se più piccolo.
Eccomi a Bongio, mi fermo a bere e a mangiare l’ultimo pezzo di torta.
Arriva un ragazzo.
Sgrunt … oggi proprio non si può star soli!
Ripreso il sentiero incontro una mamma con 2 bimbi … no comment.
Cerco di allungare il passo ma qui il sentiero lascia posto ad una specie di strada bruttissima, piena di sassi che ci mettono niente a farti prendere una storta. E’ l’unico pezzo che non mi piace, devo vedere se c’è la possibilità di fare qualche itinerario alternativo.
Passo davanti a quel pezzo di terra che mi sta facendo sognare, poi il tratto di fianco alla provinciale e casa.
PC.
Mail.
Foto.
Doccia.
Isi …

Quota partenza: m 700
Quota cima: m 1.657
Dislivello secondo Gipsy in salita: m 1.036
Dislivello secondo Gipsy in discesa: m 1.052
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 5h 20m
Km percorsi: 10,4











sabato 4 settembre 2010

Grigna Meridionale m 2.177 - Grigna Settentrionale m 2.409 - 4 Settembre 2010

Le foto

Viene Ewuska questo we e vuole andare in Grigna.
Ma non ti scoccia tornare ancora in Grigna?
No, guarda, le Grigne non stancano mai!
Sorrido all’idea dell’impressione che ne avrà delle “mie” montagne.
Dopo un arrivo rocambolesco venerdì sera, nonostante le mie “ottime” spiegazioni, facciamo i programmi per i prossimi 2 giorni davanti ad una fetta di torta ed un bicchiere di vino. Mi viene un’idea fulminante: visto che abbiamo 2 macchine, perché non lasciarne una alla chiesetta e con l’altra andare ai Resinelli per partire da li? Ci evitiamo la palla della traversata bassa!
Ewuska non può controbattere nulla, lei non sa e si affida completamente alla mia organizzazione.
Il giro di domani è lungo, è meglio andare a nanna presto.
La mattina siamo puntualissime, colazione e mentre stiamo uscendo di casa arriva la domanda fatidica: ma hai guardato le previsioni meteo? Si, perché non sembra per nulla bello :( Anzi, la Grignetta è sotto le nuvole e dal Duemani si affaccia un nero da temporale. Ma le previsioni davano asciutto per cui partiamo.
Come da programma lasciamo una macchina alla chiesetta e saliamo ai Resinelli.
Al parcheggio inizio ad avere qualche dubbio: il tempo non promette davvero niente di buono.
E se rimandassimo il giro a domani?
Ewuska non risponde subito allora propongo un caffè, aspettiamo qualche minuto e vediamo come si mette.
Riusciamo perfino a farci offrire il caffè :) ma usciamo dal bar senza aver chiesto nulla del tempo. Rientro e si mettono a ridere alla mia domanda. Il meteorologo del bar mi dice che migliorerà un po’ nel pomeriggio ma domani sarà uguale. E mi promette niente pioggia.
Non so che fare. Mi manca il mio organizzatore di fiducia che con il tempo ci azzeccava sempre :(
Ripropongo di rimandare a domani. Ewuska ci rimane male. Cavolo … non sia mai detto … andiamo! Iniziamo con il Porta e vediamo passo passo cosa fare.
Il sorriso corre sul suo viso :) e io sono contenta altrettanto.
Ci incamminiamo verso il canale chiacchierando del più e del meno. All’imbocco ci raggiungono 4 ragazzotti che vorrebbero seguirci … si … a noi … A ME!
Ci superano ovviamente, mentre noi procediamo tranquille godendoci la roccia, i fiori e la compagnia.
Ci sono una marea di Campanule raineri … deve essere questo il periodo di fioritura perché sono tantissime, incredibili, bellissime! Ne fotografo ancora anche se ne ho di foto di questo fiore, ma cosi tante tutte insieme non mi era ancora capitato.
Ewuska non è molto pratica di arrampicata, è alle prime esperienza ma io so che è caparbia e brava e sono convinta che non avremo problemi. Certo, se avessi portato una corda … un pensiero corre nella mia mente ma corre via anche subito: ce la farà di certo!
Ed in effetti non si risparmia. Mi fa salire e mi segue a ruota. Dove io faccio fatica perché piccolina lei passa senza problemi. Ci sono passaggi che le danno da riflettere, come è giusto che sia, ma riesce sempre a risolverli alla grande.
Una piccola sosta proprio sotto l’incrocio con la via di fuga della Cermenati/Segantini e poi riprendiamo.
Arriva la placca.
Io so com’è, che il punto più critico è all’inizio, e l’avverto.
Passo come al solito ridicolmente poi l’aspetto sulla cengia, dove scatto un paio di foto. Ewuska però è bloccata, non riesce a muoversi … no no, non è imbranata lei, anzi! Solo che lo zaino ha avuto un incontro ravvicinato con la roccia e si sono innamorati e non si vogliono lasciare. Ovviamente vince Ewuska solo che lo zaino ne patisce e ha una ferita piuttosto evidente :( Mi spiace … a me non era mai successo.
Ewuska non si scompone, sistema lo zaino in modo che non esca la roba e riparte sorridendo :)
Usciamo in cresta e le nuvole si alzano (o si abbassano visto che sono sotto di noi) a lasciarci vedere le vette delle Grigne.
Finiamo la cresta Sinigalia e siamo in vetta! Ewuska è radiosa :) ed io mi sono divertita davvero tanto. Foto di vetta, un po’ di cibo e poi meditiamo sul da farsi. Faccio 2 conti e penso che sia tardi per tentare la traversata alta. Propongo di andare al Rosalba e scendere dalla Direttissima. Ewuska accetta, ora è soddisfatta del Porta. Torniamo sui nostri passi fino al bivio e scendiamo al colle. Fin qui la strada è uguale alla traversata alta.
Arriviamo al bivio. Medito. Uff … maledetta indecisione! Ci sentiamo bene, in forma … dai che ce la facciamo! Tiro dritto per la traversata alta e la mia socia dietro :)
Non abbiamo un bel panorama, sotto di noi si apre ogni tanto per farci vedere il lago ma l’ambiente delle Grigne vale sempre e comunque la pena.
Ad un certo punto, sempre chiacchierando, maledetta lingua, mi rendo conto che il sentiero sta diventando una traccia. E poi si inerpica su per la montagna e mi devo aggrappare all’erba per salire.
Mi fermo.
Ho toppato sentiero.
Non è possibile che un sentiero che fanno 1000 persone sia cosi, oltretutto infattibile in discesa. Ed in effetti, tornando un pochino sui nostri passi, ritroviamo la retta via.
Ora l’umidità è potente ed io inizio ad essere stanca: io il caldo proprio non lo sopporto :( Nonostante sia tardi ci fermiamo a riposare. L’altimetro mi dice che mancano ancora 400 m alla vetta ma la nebbia ci impedisce di vedere quanto sia lontana. Gipsy mi da un’idea … e purtroppo la nostra meta non è vicinissima.
Ma non importa. Le ore di luce le abbiamo e stasera, anche se abbiamo in programma un concerto Blues possiamo anche starcene a casa.
Ripartiamo. Ora le catene sono finite e siamo sul sentiero. Mi aspetto da un momento all’altro di sbucare nei dintorni del bivacchino dove ci congiungiamo al sentiero che sale dal Pialeral quando ecco che finalmente la nebbia si alza un momento e vedo laggiù il sentiero.
Ora iniziamo ad incontrare gente che scende.
“Ma come … noi scendiamo e le donne salgono … abbiamo proprio sbagliato tutto!” ci apostrofano dei simpatici signori.
Io sono mezza scoppiata mentre Ewuska, fresca come una rosa, non vede l’ora di essere in cima. Incontro una coppia simpatica che ha voglia di informazioni e non mi faccio scappare l’occasione di chiacchierare cosi mi riposo un pochettino.
Poco dopo sbuchiamo finalmente sul piazzale del rifugio; indico ad Ewuska dove andare per la cima e un minuto dopo c’è il secondo abbraccio, la seconda cima! E ovviamente c’è il sole :)
Vedo per la prima volta la rosa dei venti (giuro … non ricordo di averla vista prima!) e mi ci perdo come un bambino nei paesi dei balocchi. Foto di rito e poi nel rifugio a bere. Qui i liquidi mancano e io sono quasi disidratata. Ewuska si prende una bella birra mentre io devo prendere una bibita per reintegrare liquidi e zuccheri.
Purtroppo è già ora di scendere. 3 ragazzotti … beh, signorotti, ci agganciano: per me vogliono scendere con noi, ma loro sono al Cainallo mentre noi a Balisio. Scambiamo 4 battute scherzose e poi ognuno per la sua strada.
Dopo la prima parte di discesa Ewuska vuole “tagliare” … no, niente da fare … ho già un ginocchio che è li li per abbandonarmi, io preferisco il sentiero.
Mi segue :) e cosi chiacchierando arriviamo al Pialeral. Piccola sosta per bere (ancora …) e poi giù per il bosco. Qui Ewuska non la ferma più nessuno, si scaraventa giù un pezzetto e poi mi aspetta e cosi via fino alla strada.
La strada.
Cribbio, non la ricordavo cosi lunga … e pensare che l’avevo fatta questa primavera con il ginocchio ancora convalescente!
Dopo esattamente 3 ore arriviamo alla macchina … conosco la mia pollastra (che poi sarei io) e la discesa, almeno per quest’anno, rimane lenta; la testa non ne vuole sapere di accelerare. Meglio cosi, vediamo se il ginocchio esce indenne da questa estate cosi pasticciata.
Andiamo ai Resinelli a prendere l’altra macchina e finalmente casa, doccia, cibo …
Concerto Blues … nanna …
Quota partenza: m 1.423
Quota cime: m 2.177 – m 2.409
Quota arrivo: m 843
Dislivello secondo Gipsy in salita: m 1.447
Dislivello secondo Gipsy in discesa: m 2.028
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 10h 50m
Km percorsi: 14,8








giovedì 2 settembre 2010

Piz Languard m 3.262 - 2 Settembre 2010

Le foto

So che Andrea è a casa in vacanza anche questa settimana e allora lo invito a venire in montagna con me. Ho in mente una cimetta che da un po’ tormenta il mio spirito e la propongo.
Arrivano ben 3 mail: io mi fermerò al bivacco, non credo proprio di farcela ad andare in cima; dovrai proseguire da sola.
Sono sulla Cresta della Giumenta e ragiono. Meglio cambiare meta, ma quale? Folgorante una decisione: lascio scegliere a lui :)
L’eterno indeciso però non sa decidere cosi ci ritroviamo martedì sera ancora senza meta. Io sono stanca e posticipo la gita di un giorno cosi che il mio socio abbia tempo di meditare.
E medita.
Mercoledì mattina trovo una mail: Piz Languard, la logistica a carico mio.
Come fare a dirgli di no? Vuole un 3000 facile, poco dislivello e da fare in giornata. L’ha trovato e panoramicamente non deve essere niente male.
Appuntamento a Bione dove arrivo con qualche minuto di ritardo causa camion carico di legname che scende dalle gallerie a 30 all’ora.
Fermata al solito posto prima di Chiavenna con un’idea di Andrea sulla colazione: un panino integrale comprato al panettiere del bar e caffè: SLURP!
Arriviamo a Pontresina alla ricerca della seggiovia. Facciamo il paese in su e in giù fino a che vediamo l’ufficio informazioni e Andrea scende a chiedere.
Piccola parentesi meteorologica: fa un freddo bisso! Ci saranno 2 – 3° e non capisco come mai Andrea è in maniche corte mentre io in lungo. In compenso lui ha i pantaloni pesanti e io i soliti leggeri corti ed estivi. Strano …
Al parcheggio della funivia non capiamo un accidente del parchimetro. Andiamo a prendere il biglietto della seggiovia (lo so … lo so … ma per amicizia faccio questo ed altro!) e chiediamo lumi oltre ai franchi di resto per pagare il percheggio.
Sistemate le faccende burocratiche ci accingiamo a salire. Io ho messo il pile pesante e i guanti, Andrea solo la maglia con le maniche lunghe. Salendo sento uno strano rumore vicino a me. Mi giro e vedo il mio socio bianco in viso e che batte i denti … hi hi hi … quanto ridere abbiamo fatto! Non so perché non si è vestito ma fa davvero freddo su questa seggiovia che ci porta da 1.800 a 2.300 m, con tanto di curva! E’ la prima volta che faccio una curva in seggiovia e sembra di essere a Gardaland.
Arriviamo a destinazione con il sole che ci riscalda per fortuna. Il tempo di sistemarci e si parte su quella che si rileverà poi una vera autostrada. Sentiero enorme, dall’ottimo fondo (ma hanno portato su la schiacciasassi?) e con una pendenza pressoché costante.
Faccio 2 conti e decido per la sosta a 2.800 m che Andrea crede di non farcela a fare 900 m senza fermarsi un momento.
Un po’ di sfottò, un po’ di chiacchiere e un po’ di solitudine e il punto di sosta arriva in un battibaleno: non sono più abituata a gite cosi brevi :)
Ora il sentiero si fa meno turistico e a stretti tornanti porta al rifugio. Non mi piace questo rifugio. Non mi piace neanche il cartello con scritto “no picnic” ma il panorama è meraviglioso. Aspetto Andrea, beviamo e poi affrontiamo gli ultimi metri per la cima.
Qui non mi risparmio.
Oddio … ci sono le catente … non ho l’imbraco e il set da ferrata!
Cavolo … so mica se ci passo di qui …
Uff … ma come è difficile …
E via cosi. Andrea ha un grande spirito di sopportazione e scherza con me.
Arriviamo in cima. FA-VO-LO-SO! Un panorama mozzafiato anche se ci sono nubi alte stratificate. Andrea disdegna ogni cosa per prendere in mano la macchina fotografica e non si risparmia.
Poi solita lezione di montagne, Andrea è una vera enciclopedia. Un’ora passa in fretta ed è già ora di scendere. Sosta ai bagni del rifugio (no comment) e poi giù per l’autostrada che ci permette un po’ di chiacchiere e confidenze.
Arrivati alla seggiovia Andrea si preoccupa per il mio ginocchio. No no, va tutto bene, possiamo scendere. E cosi, sempre chiacchierando, ci portiamo a Pontresina.
Ho poi scoperto perché io ero in lungo e Andrea no: lui aveva il doppio strato! Imbroglione … :D
Alla macchina raschio il fondo del barile delle riserve alimentari del mio socio, il mio barile è già vuoto dalla cima :( Devo dire che le cose vanno cosi:
gita lunga e/o impegnativa: mangio poco o nulla
gita facile e corta: mangio a 4 palmenti e questa volta avevo davvero poco cibo con me.
Non ci facciamo mancare un mega gelato poco dopo Chiavenna che anche se non fa caldo è sempre una golosità a cui non riusciamo a rinunciare.
Bene, Andrea soddisfatto, un altro allenamento portato a buon fine. Ora non ti risparmiare caro socio che la partenza è qui alle porte!


Quota partenza: m 2.325
Quota arrivo: m 3.262
Dislivello secondo Gipsy in salita: m 902
Dislivello secondo Gipsy in discesa: m 1.426
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 6h 30m
Km percorsi: 10,8