mercoledì 15 settembre 2010

Pizzo Quadro m 3.013 - 15 Settembre 2010



No, non sono felice. Per questo ci vorrà forse troppo tempo.
Sono orgogliosa di me, questo si. Questa cima ha per me un significato particolare.
E’ andato tutto benissimo, a parte il malumore ormai classico.
Avevo tutto bene in mente, parcheggio la macchina alla stanga, salgo dal cartello che si trova lungo la strada, poi incontro l’altro cartello, indico a Gipsy il punto dove in discesa si perde il sentiero, arrivo in cresta al Bivacco … e da qui tutto nuovo.
Unico appunto: il cartello appena terminato il sentiero nel bosco è stato divelto tra domenica e oggi :( e io non riuscivo a trovarlo. Ma siccome c’ero appena stata non potevo di certo sbagliarmi! I cavalli mi si sono avvicinati curiosi e con me hanno cercato il cartello … o meglio, me lo hanno indicato e cosi, un po’ a naso, sono salita a cercare il sentiero.
Devo dire che questa zona è davvero povera di cartelli e di segnali. Peccato. Anche se, mi viene da dire, se me la sono cavata io in ben 3 occasioni se la caverebbe chiunque … anzi no e il seguito di questa storia ne è una prova :)
Non ho preso subito la cresta come era mia intenzione, ho provato a vedere dove mi portava il sentiero segnato. Mi ha portato un po’ in mezzo alla valle, piena di peste (e altro) di mucche e umidiccio. Alla fine mi sono portata sulla destra e sono salita in cresta … dove ho trovato sentiero e segni :)
All’imbocco del canale dove siamo sbucati la volta scorsa mi sono fermata a bere. Non ho sostato tantissimo, poi ho ripreso.
Devo dire che ho iniziato questa gita piena di ansia. Non so perché questa montagna mi metteva ansia. Dopo tutto è un EE con qualche passaggio di II e se non sono in grado di fare qualche passaggio di II in discesa posso anche appendere gli scarponi al chiodo. Non capisco questa mia ansia e l’unica spiegazione che posso dare è tutto quello che sto passando … come se fosse una novità che a me ne succede quasi una al giorno :(
Cmq salendo cerco di farmela passare, la giornata è bella, sono sola solissima e, dopo il riscaldamento d’obbligo, mi sento bene. Perfino lo zaino non pesa troppo nonostante la presenza di Veronica … già … alla fine me la sono portata dietro la sorella di Rosina, visto che Rosina non la troviamo più … chissà dov’è finita!
Arrivo al bivacco un po’ stupita: per me 2 ore e quasi 1000 metri di dislivello non sono la norma. Mi fermo a scrivere un pensiero per Rino, o meglio, più per me pensando a Rino, mangio una banana e poi via a cercare il mio sentiero per la cima.
Ora è tutto pulito, niente neve. Ricordo com’era la volta scorsa.
So che devo scendere un pochino, poi un traverso e poi su verso l’inizio della cresta. E’ minacciosa e mi guarda da lassù ma non è ancora tempo di affrontarla.
Inizio a scendere. Il sentiero è segnatissimo, direi un’autostrada. Il primo tratto ripido, poi spiana. Il traverso è lungo ma per nulla pericoloso dal mio punto di vista. È sempre ottimamente tracciato e anche se esposto non presenta pericoli.
Poi si sale. Uno strappo mica da ridere. E sono al colle.
Eccoci qui, cara la mia cresta: è giunta l’ora di conoscerci.
Parto.
Cribbio … pensavo di meno invece sono ancora 300 m di dislivello da affrontare!
Sono contenta di essere sola e mi sento tranquilla ad affrontare la cresta. Io tranquilla … mah!
Ci dovrebbero essere gli ometti ma non è che li vedo. C’è molto sentiero ma quando non so dove passare mi diverto con le roccette. Solo che non sono troppo stabili e quando il sasso sotto il piede scivola via e mi si presenta un bel buco sotto, la scarica di adrenalina parte.
Avete mai fatto caso all’effetto dell’adrenalina nel nostro corpo? A me schiarisce la mente, mi rende subito attenta e concentrata e, se per caso sono un po’ brilla, passa subito quell’effetto ovattato.
Allora capitolo e invece di divertirmi con le roccette mi cerco il sentiero, anche se ormai sono quasi in cima. Trovo i 2 punti più ostici per la discesa e decido che si, ce la posso fare.
Non mi chiedo tra quanto ci sarà la cima, tanto non serve; per cui, quando sbuco fuori e vedo una stele enorme e dietro la croce non credo ai miei occhi!
EVVVAIIIIIIIIIIIIIII! SONO IN CIMAAAAAAA !!!!!!!!!!!!!
Il Pizzo si chiama Quadro sia perché dalla parte da dove sono salita io è effettivamente squadrato, sia perché la cima è una piazza d’armi … fantastica terrazza!
Dopo le foto di rito e il tentativo di firmare il libro di vetta (il prossimo che sale, plis, ne porti uno nuovo!) penso che posso permettermi di fermarmi in cima almeno un’oretta.
Ma …
Ma.
Mangio. Ho copiato da Ewuska e mi sono portata grana e uva. Non ho gran fame oggi.
E poi scalpito. Lo so che troverò tranquillamente il modo di scendere … beh, tranquillamente è una parola grossa altrimenti non sarei qui a scalpitare e allora, anche se a malincuore, inizio a scendere.
Ed in effetti il sentiero in discesa è molto più visibile che in salita (la traccia GPS lo conferma) e passati i 2 punti critici senza nessun problema arrivare al colle è fin quasi banale.
Discesa, traverso, risalita (ora sono stanchina …) e finalmente il bivacco.
Qui mi fermo, faccio merenda, bevo, mi preparo per la discesa con auricolare e lettore MP3. Si, perché il malessere che sento da tutto il giorno torna prepotente: l’infinita tristezza che mi prende. Solo che oggi so il perché: sono sola e non sono più abituata ad esserlo.
E allora, cosa c’è di meglio di Roy Paci per la discesa? Quell’uomo, oltre ad essere un gran bell’uomo, ha la prerogativa di farti passare il cattivo umore con la sua musica. Non puoi non sorridere, non puoi fare a meno di aver voglia di metterti a ballare.
Cosi, ascoltando quelle note, scendo.
Seguo tranquilla il sentiero fino al colle e poi trovo 2 indicazioni: una che scende (non al colle, scende a destra nel vallone) e una che sta in cresta: beh … indovinate da che parte sono andata?
Scendendo sento delle voci. Mi giro ma non vedo nessuno e allora penso che sono nella musica. Ma sono stonate con la musica. Mi giro ma non vedo nessuno.
Cerco di non farci caso fino a che le voci non mi chiamano … no no, tranquilli, non sono diventata più matta di quella che sono, ci sono 3 “ragazzotti” che mi seguono e mi chiamano.
Si fermano lassù e mi chiedono dove sono stata.
Al Quadro.
Ma dove sei passata?
Pensando che erano stupiti per non avermi visto rispondo che neppure io ho visto loro.
Sono sempre lassù e non capisco quello che dicono. Alla fine chiedo loro di scendere cosi possiamo chiacchierare e scopro che loro dovevano andare sul Quadro … ma non hanno trovato la strada.
Li guardo stupiti! Ma dietro al bivacco ci sono tanti di quei segni che proprio non si può sbagliare!
Si, ma il sentiero scendeva al Lago del Truzzo.
Li guardo ancora stupita: nono, scende per circa 80 m, poi traverso, poi risale proprio all’inizio della cresta.
Loro hanno visto il sentiero che scendeva, hanno valutato che non era un bel sentiero e sono tornati indietro a cercarne un altro … che ovviamente non hanno trovato!
Ci sono rimasti un po’ male, loro sono in 3 e io da sola … hanno letto del mio scritto sul libro del bivacco e non si capacitavano di dove diavolo potessi essere …
Incredibile! Scendono dietro di me, ma sono lenti. Io prendo per cresta, e loro dietro, sempre chiacchierando.
Ad un certo punto perdo la strada. Mi fermo per valutare e vedo li il sentiero che scende per cresta. Mi abbasso a prenderlo e mi rendo conto che ancora mi seguono … fuori sentiero.
Li avviso che forse non è il caso che mi seguano. Ci meditano. Io proseguo.
Ognuno per la sua strada tornano sui miei passi. Ora però allungo il passo, non che abbia fretta, ma voglio iniziare a scendere un pochino più veloce di quello che sono abituata.
Li perdo presto, spero non mi seguano perché io già lo so che non terrò sempre il sentiero: voglio scendere per cresta!
Una vescia la sotto mi fa deviare: è bellissima, soda e piuttosto grandicella. Finisce dritta nello zaino a completare la mia cena di stasera.
Come presupponevo perdo il sentiero. Continuo imperterrita per cresta fino ad arrivare nella zona dove devo girare a sinistra. Decido di tagliare, ho visto laggiù la pozza che ho incontrato al mattino. Un’occhiata a Gipsy per essere sicura e poi via.
Gipsy mi è stato utilissimo per trovare il punto dove parte il sentiero nel bosco.
Poi macchina.
I signori ancora non si vedono.
Gelato.
Telefonata che risolve brillantemente il problema che mi si è presentato la scorsa settimana (meno male … almeno una cosa finita in mondo decente!)
Casa.
Isi: ha un occhio pesto :( mi sa che stamattina, quando è uscito e non lo trovavo più, deve aver bisticciato con il micio che pascola ogni tanto nel mio giardino :(




Quota partenza: m 1.561
Quota cima: m 3.013
Dislivello secondo Gipsy: m 1.490
Tempo totale di marcia comprensiva di soste e foto: 6h 50m
Km percorsi: 13,0











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