giovedì 25 novembre 2010

Nel paese di Heidi – 25 Novembre 2010

Lo so, non dovevo andare.
Lo so, il giorno prima ho fatto 1.100 m di dislivello e non sono più una ragazzina.
Lo so, avevo problemi con lo stomaco.
Lo so, avevano detto che avrebbe fatto freddo.
Lo so, avevano detto che era lunga.
Sta di fatto che quando mi arriva il messaggio di Luca non sono capace di dire di no. Sono agitata perché un 2.900 m in questa stagione non è consueto per me. Eppure ci ho provato lo stesso.
Quello che mi ha fregato di più è stato lo stomaco immagino, anche perché, a conti fatti, i km li abbiamo percorsi e di dislivello ne mancavano solo 300 m … sono stata tonta, avrei dovuto fidarmi di più e seguire il mio socio su per quel pendio.
Ci troviamo a casa mia prestissimo, arriviamo sotto al Maloja e io inizio a star male su per i tornanti :(
Mannaggia … ma che figura ci faccio con il mio nuovo amico???
Arriviamo a Plaun da Lej che i gradi sono 11, ovviamente sotto.
Inizia l’inverno :)
Il freddo non mi da fastidio, per fortuna, ci vestiamo, mettiamo gli scarponi e siamo pronti a partire in un ambiente gelido gelido. Decidiamo di mettere subito le ciaspole, la neve inizia qui in paese e piuttosto che portarle sulle spalle meglio metterle ai piedi.
E’ pistato, mi viene un respiro di sollievo.
Però il mal di stomaco continua, mi terrà compagnia fino al paese di Heidi, mannaggia!
All’inizio si sale su strada, tagliando qualche tornante, fino ad arrivare in località Grevasalvas, il paese di Heidi, appunto. Non pensavo fosse cosi vicino alla civiltà; quei pochi ricordi dei cartoni animati mi avevano fatto pensare ad un posto davvero sperduto.
Luogo incantevole, un gruppo di casette una attaccata all’altra nonostante di spazio qui ce ne sia; è da vedere d’estate e forse si capisce perché l’hanno fatto cosi appiccicato.
Proseguiamo. Si sale sempre seguendo le tracce (ciaspolatori) che a tratti perdiamo. Prendiamo su per un pendio per non perdere pochi metri di dislivello e ci troviamo incasinati in un piccolo pezzetto ghiacciato. Luca non si spaventa, sale, appoggia lo zaino e scende (!) a prendermi per aiutarmi a salire :)
Riprendiamo. Io mi sento cotta … non ho più l’età e sto meditando di lasciarlo proseguire per la cima e di andarmene al lago. Non mi va che lui rinunci perché io sono tonta. Qui mi sento tranquilla, ci sono le nostre tracce da seguire per il rientro e non essendoci vento (meno male!) le posso seguire tranquillamente anche da sola.
Con questi pensieri proseguo. Solo che ad un certo punto siamo perplessi. Le tracce non le vediamo più, ci aspettiamo il lago ma non lo troviamo. Il mio Gipsy non mi è di aiuto perché non ho le cartine svizzere e la Kompass, si sa, è quel che è.
Immaginiamo quale sia la nostra cima e quale il Piz Lunghin ma non capiamo bene da che parte è meglio salire. Scendiamo alla stazione meteorologica e vediamo i cartelli per la salita estiva.
Qui racconto al mio socio i miei programmi.
Lui è indeciso. Immagino che sia combattuto tra la voglia della cima e il non volermi lasciare da sola. Sono profondamente dispiaciuta ma no, non me la sento di continuare.
Fa freddo, il sole è velato e io non mi sento a posto ma posso stare qui da sola e avviarmi pian piano alla macchina. Penso che qualche soldino nello zaino ce l’ho cosi posso, eventualmente, aspettarlo al bar.
Solo che anche Luca è un po’ indeciso sulla via da seguire e allora capitola e viene con me a cercare il lago. La quota c’è ma questa conca non è del lago. Immaginiamo che il passo sia lassù per cui non riusciamo a capire dove diavolo è sto lago.
Sbagliavamo di poco, il lago Lunghin era lassù dove pensavamo fosse il passo.
Saliamo sul costone di fronte alla cima per orientarci meglio e vediamo la conca dove poi capiamo esserci il Lej Nair, lago da cui si passa per la cima, unico punto delicato dell’escursione per il pericolo valanghe (basta però passare sul lago ormai gelato).
Ci fermiamo a mangiucchiare qualcosa, il freddo ormai è davvero potente, il sole velato non scalda per nulla e per di più si alza un’arietta freddina. Ci fermiamo poco, raggiungiamo un'altra cimetta che ci permette di ammirare meglio il panorama e poi scendiamo alla conca dove c’è la stazione meteorologica. Altra sostina, qui fa finalmente “caldo”, e poi decidiamo di scendere seguendo altre tracce.
Con pendii a volte ripidi per il mio ginocchio (ma con questa neve vado piano ma di problemi non ce ne sono) arriviamo al paese di Heidi. Gli ultimi metri li ho fatti solo per forza di volontà. Ora sono davvero stanca. Ho fatto bene a non insistere con me stessa per la cima, ho bisogno di riposarmi, di mangiare qualche cosa, di bere … la mia bottiglietta di acqua ha il tappo di ghiaccio ed è ghiacciata anche l’acqua che era verso l’esterno. Purtroppo non so la temperatura, Gipsy non ha il termometro, ma un inizio di congelamento ad una mano mi hanno fatto pensare che era davvero freddo!
Qui si sta bene, ora il sole non è più cosi velato e scalda. Ci fermiamo un pochino, il tempo di farmi riprendere. Non manca molto alla macchina ma il sole, anche se non è tardi, è ormai basso.
Arrivati alla strada le mie ciaspole non ne vogliono sapere di aprirsi cosi come i bastoncini non ne vogliono sapere di chiudersi: sono di nuovo ghiacciati.
Ben arrivato Sig. Inverno …


Quota partenza: m 1.799
Quota arrivo: m 2.488
Dislivello secondo Gipsy: m 750
Tempo totale di marcia comprensiva di girovagamenti vari: 8 h
Km percorsi: 10,2 km

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