giovedì 27 gennaio 2011

Cima Pianchette - m 2.158 – 23 Gennaio 2011

La meta che ho proposto ad Andrea era ben altra. Solo che mi fanno presente il freddo: copritevi bene!
Ecco, Andrea va un po' in crisi con il freddo e non me la sento di costringerlo. Allora lascio a lui la scelta.
Lo sapevo come andava a finire e la mail arriva implacabile: scelgo la Pianchette.
Va bene. Era qualche anno che la stavamo guardando ed è una zona che conosco poco.
Partiamo presto, immaginiamo il giro lungo e non siamo proprio dei fulmini.
Arriviamo al 4° tornante perfettamente in orario con la nostra tabella di marcia. Giornata meravigliosa, fredda giusta.
Portiamo le ciaspole? Non portiamo le ciaspole?
Guardo la Gazzirola e decido di no, ci hanno detto che la neve è dura e portiamo solo i ramponi.
Si parte. Sentiero. Pieno autunno … pieno di foglie.
Primo gruppo di case.
Toppiamo sentiero.
Torniamo sui nostri passi e troviamo quello giusto.
Proseguiamo.
Lungo traverso.
Guardo Gipsy: lo sai che non siamo in direzione giusta?
Ma a quella chiesetta lassù dobbiamo arrivare.
Ah … va bene.
Continua il traverso.
Bivio.
No, non su, vieni da questa parte.
Ora è scettico anche Andrea. Quando vediamo che il sentiero si inoltra in una valle e scende verso un fiume ghiacciato e dobbiamo aggirare un bel montagnozzo di ghiaccio … beh, forse è ora di capire che abbiamo sbagliato strada :)
Si guarda sia la cartina che Gipsy e si decide di tornare fino al bivio del roccione.
Abbiamo cosi “perso” circa 40 minuti.
Arriviamo a Tecchio. Queste costruzioni che prese singolarmente non sono male, messe cosi a a schiera sono un po' un pugno in un occhio.
E mentre commentiamo … vediamo dove doveva arrivare il sentiero :) Ok, lo prenderemo in discesa.
Ora, da quanto selvaggio e poco tenuto era il sentiero prima, ora è fin troppo cementato: scale, strada, scale, strada addirittura d'asfalto … Ma non fa nulla.
La neve ora inizia a chiazze. Ci fermiamo per una piccola sosta e intanto abbiamo adocchiato il rifugio lassù.
Saliamo tranquilli, la neve è dura e tiene bene ma non sono di certo necessari i ramponi.
Al rifugio il gestore è fuori, sembra che ci aspetti :) e ci consiglia di ramponarci per la cima.
Obbedisco!
Tanto, sulle spalle o ai piedi cambia poco.
Dopo una doverosa sosta mangereccia riprendiamo la salita.
Incontriamo la gente che scende, siamo in ritardo sulla “massa” (meno di 20 persone in tutto, direi!) e proseguiamo a testa bassa. Beh, ogni tanto l'alziamo la testolina perché il panorama è davvero super!
Incrociamo l'ultimo gruppo che scende. Da buoni escursionisti ci si saluta. Proseguiamo.
Sento che chiamano. La prima idea è: ho perso qualcosa. Mi giro.
“Ma tu sei heliS?”
Azz … mi hanno riconosciuto …
Si …
Sono Giorgio!
Giorgio59?
Si!
Ma ciao! :)
Scendo quei pochi metri a salutare. Andrea si ferma su e ne approfitta per coprirsi che un venticello gelido ci sta avvolgendo.
Scambiamo 4 chiacchiere. Loro sono già saliti in cima, ci dicono che ci mancheranno ancora una ventina di minuti. Bene, non li trattengo, mi copro pure io, saluto e seguo il mio socio.
Non credevo fosse ancora cosi lontana la cima ma l'anticima nasconde la sorpresa :)
Cmq arriviamo indenni … e soli!
Panorama a 360° con solo la punta del Pizzo di Gino (l'altro mio grande tormentone!) a sbarrare lo sguardo.
Ci mettiamo comodi che non c'è più neanche un filo di vento. Mangiucchiamo, beviamo, fotografiamo poi lentamente scendiamo.
Laggiù ci sono dei personaggi fermi che sembra facciano un bel picnic: sarà mica Giorgio?
Ebbene si, sono loro, che stanno facendo la foto di gruppo.
Li raggiungo: ve la faccio io la foto!
No no … la devi fare con noi!
Ci hanno aspettato per fare una foto insieme … che carini!
La foto di gruppo lascia un amaro ricordo ad Andrea che inizia ad avere i crampi.
Mentre cerca di rilassarsi io chiacchiero con il gruppo e di cosa si va a parlare? Ma della Piancaformia!
Sono ammirati, i ragazzi, e ne hanno ben donde. Non di certo della mia prestazione ma della cresta che da qui possiamo ammirare in tutta la sua bellezza!
Intanto ad Andrea i crampi non passano e uno dei ragazzi mi da dei consigli su come aiutare il mio amico. Provo. Funziona.
Loro sono pronti per la discesa ma si fanno dei problemi per noi: avete bisogno di aiuto?
No no, grazie, rispondo sorridendo. Tra poco Andrea starà bene e scenderemo tranquilli.
Andrea conferma le mie parole e convinciamo i ragazzi a scendere.
Andrea ed io ci fermiamo ancora un po', chiacchieriamo, ci godiamo ancora un po' di sole e poi ci avviamo al rifugio, dove prendiamo un onesto caffè.
Discesa ora interminabile. Andrea è a posto e quindi iniziamo a spettegolare in discesa per far passare il tempo.
Parliamo di politica, di calcio (grrrrrrrrr ) di colleghi e cosi arriviamo a Tecchio, dove prendiamo il sentiero che non abbiamo visto in salita.
E ci rendiamo di conto di quanto l'abbiamo allungata … ma di tanto!
Non abbiamo proprio visto il bivio. Il sentiero non piega per nulla e i segni proprio non li abbiamo visti. Per cui, se salite dal 4° tornante, dopo il piccolo ponte di legno fate attenzione alla vostra sinistra che trovate i segni.
Rientro con traghetto per Varenna, un po' caro ma suggestivo e sicuramente più veloce della strada che porta a Colico.
Cima bassa, dislivello notevole per Andrea che finalmente ha sfatato il mito degli 800 m di dislivello in inverno. Cima bassa, dicevo, con percorso non troppo interessante fino al rifugio, ma molto, davvero molto appagante dal punto di vista panoramico!
E ora, caro il mio socio, preparati perché la prima meta proposta sarà la nostra prossima gita!

Quota partenza: m 1.080
Quota arrivo: m 2.158
Dislivello secondo Gipsy: m 1.150 circa
Tempo totale, comprese le soste: 6 h 40 m
Km percorsi: 11,3 circa

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