sabato 26 marzo 2011

Un altro amico che se ne è andato ....

Ogni anno che inizia pensi che questo sarà migliore del prossimo.
Poi passano i giorni, succedono cose.
Quando muore un amico, all'improvviso, ancora giovane e pieno di vita … non ci sono parole, non ci sono gesti, non ci sono altri pensieri … solo una grande amarezza.
Anche questo anno sarà un anno da dimenticare, e siamo solo a marzo.
Un abbraccio Floriano, sarai con me su tutte le cime che riuscirò a salire!


domenica 20 marzo 2011

Monte Bardan m 2.812 - 20 marzo 2011


Una splendida escursione che adocchiavo già da qualche tempo. Quando ho visto il messaggio di Sky per far qualcosa domenica mi son detta: perchè no? Lui ce la farà di certo … è giovane!
Mi sono messa alla prova e ce l'ho fatta pure io. Ne sono proprio soddisfatta.
Cosi come sono stata molto contenta della compagnia di Sky che, come dice il suo omonimo, non poteva tradire il nome che porta :) Se non fosse stato per il mio socio non so mica se ci arrivavo in vetta … quando ho visto che gli ultimi 300 m di dislivello non erano neanche lontanamente tracciati mi sono un po' scoraggiata, ma Sky, tranquillo e sicuro, è passato in pool position e, nonostante lo tenessi sott'occhio con Gipsy, mi ha portato tranquillo in cima :)
Grazie Sky, davvero una bellissima salita insieme!
Solo un particolare: ho tolto le ciaspole, scendendo, al Pian dei Cavalli quando ho visto delle tracce di scarponi. Troppo male ai piedi, quest'anno appena posso le levo. Le ho dovute rimettere gli ultimi 100 m di dislivello perché li si sprofondava troppo :(

venerdì 18 marzo 2011

Il Sigaro - m 2.842 - 18 marzo 2011

Qui trovate sia foto che racconti!

giovedì 10 marzo 2011

Zucco di Cam - m 2.192 ... una pazzia ... 10 Marzo 2011


Bidonata per la gita di metà settimana. Ci sono rimasta cosi male che non ho più neanche voglia di cercare una meta.
Non posso rimanere a casa, quando sono cosi a terra l'unica è andare a camminare ma proprio non ho nessuna voglia di cercare qualcosa, di guidare.
E allora vado a Introbio, su per una strada che non ricordo bene ma dovrebbe portarmi all'Alpe Foppabona.
Parto senza niente in mente. Senza ghette e con i pantaloni più leggeri. Metto nello zaino i ramponcini perché la mia coscienza fa le cose che la testa a volte non vorrebbe.
L'idea è quella di seguire il sentiero 40. Quando al ritorno guarderò le foto mi rendo conto che effettivamente all'inizio l'ho preso, come abbia fatto poi a spostarmi sul 27 per me rimane un mistero.
Cammino … cammino … cammino … la testa non ne vuole sapere di rinsavire. Quando inizia la prima neve, invece di agitarmi come al solito ne sono quasi sollevata: a cercare il percorso la mente è occupata con altro.
Poi perdo la traccia. Non si capisce più nulla. Non so che ore sono e non me ne importa nulla. So solo che io da qui non ci torno. La testa non ce la farebbe a tornare dalla stessa strada.
Mi incaponisco e continuo a cercare fino a che ribecco il sentiero.
Ora sono fuori dal bosco, la neve è continua e non tracciata. Vado a naso e almeno lui funziona visto che ritrovo gli ometti e i segni del sentiero.
Mi guardano 2 stambecchi: fermati un momento, sembrano dire. E' tardi, non ho mangiato nulla ma non ho fame.
E' tardi e non ho la minima idea di dove sono … e non mi importa.
E' tardi e la neve si fa sempre più alta e devo tracciarmi il percorso … e non mi importa.
Continuo a salire, ad attraversare valloni e salire colli. Mi viene l'intuizione: di la di quelle montagne c'è la Grassi. Di preciso non so dove, non ho voglia di guardare Gipsy, non mi importa di perdermi oggi.
Proseguo, a testa bassa, senza bastoni, nella neve alta. Non avrei mai pensato di essere in grado di fare una roba del genere.
Solo sola, non ci sono tracce, sono in mezzo a mezzo metro di neve e non mi importa nulla.
Scollino. Non vedo la Grassi.
Bene.
Tranquillamente penso che potrei scavarmi una truna e fermarmi qui.
E' dolce questo pensiero … mi attira molto … lo coccolo … arrivo a quell'altro colle e poi scavo …
Arrivo su quella cima e poi scavo.
Arrivata sulla cima che poi scoprirò essere lo Zucco di Cam, mi metto ad urlare. Un urlo liberatorio … no, non basta, ma non basta nemmeno il mio malessere a convincermi a fermarmi qui.
Decido di scendere alla Grassi. So che è aperto l'ingresso, spero che li abbiano lasciato il telefono del soccorso. Non perché ne abbia bisogno. O meglio, ne ho bisogno moralmente. Solo di sentire una voce che almeno per qualche minuto fa finta di essermi amica, di interessarsi a me. Qui il cellulare non prende e non prende neppure un altro operatore.
Per scendere rischio la pelle. E' ghiacciato. Metto i ramponcini. Scendo senza paura. Questo mi stupisce: sono tranquilla, non ho paura. Quando arriva il pezzo critico cerco di concentrarmi per capire come scendere.
Alla fine scivolo. Guardo giù. Se non mi fermo mi trovano davvero al disgelo … mi fermo. Mancano davvero pochi passi, poi il traverso, poi il rifugio.
Niente telefono.
Bene.
E' tardi.
Anzi, è tardissimo.
Ma da qui la strada è tracciata da una moltitudine di ciaspole. Dal Tavecchia in poi è strada. Non faccio il bosco perché tra poco è buio e devo terminare il giro con la frontale.
Quando guardo Gipsy non ci credo.
Che sono stata in giro quasi 10 ore senza mangiare nulla lo sapevo, ma che avessi fatto qualcosa come 1.700 m di dislivello molti dei quali a battere la neve fresca non me lo aspettavo.
Non sono stanca.
Non sono soddisfatta.
Non vi consiglio il giro … è da pazzi.
Quota partenza: m 590
Quota arrivo: m 2.192
Dislivello secondo Gipsy: m 1.700 circa
Tempo totale, comprese le soste: 9 h 50 m
Km percorsi: 21 circa
Non credere, piccolo uomo, di essere chi sa chi, perché prima che tu nascessi io già c'ero e quando tu non esisterai più io ancora ci sarò (La Montagna)

domenica 6 marzo 2011

Monte Gridone o Limidario m 2.188 - 6 marzo 2011


Sapevo che il ginocchio era a rischio, e anche la mia resistenza, vista la sfacchinata del giorno prima. Quando arriva l'SMS di Luca sono scettica. Alla fine rispondo che è probabile che io mi fermero' al rifugio e lo lascero' proseguire da solo.
Avrei dovuto conoscere la risposta: se pensi di divertiti, vieni lo stesso!
E cosi ritrovo in dogana.
La relazione l'ha scritta magnificamente il socio, aggiungo solo che sono arrivata al rifugio fresca come una rosa. Quando abbiamo invece scollinato mi sono resa conto che la cresta non sarebbe stata poi cosi breve.
Le difficoltà erano divertenti, ma io ero alla frutta. L'ultimo pezzo l'ho fatto con Luca che mi marcava a vista preoccupato, io che “arrancavo” sul serio ma la croce era li …
Cima. Ci siamo subito preoccupati di rifocillarmi per farmi affrontare la discesa con tranquillità, poi ci siamo goduti il panorama.
Un grazie, davvero un grazie di cuore a Luca che ci crede nelle mie capacità di recupero :)
Quota partenza: m 1.037
Quota arrivo: m 2.188
Dislivello secondo Gipsy: m 1.200 circa
Tempo totale, comprese le soste: 7 h 45 m
Km percorsi: 10 circa
Non credere, piccolo uomo, di essere chi sa chi, perché prima che tu nascessi io già c'ero e quando tu non esisterai più io ancora ci sarò (La Montagna)

sabato 5 marzo 2011

Val Codera - 5 Marzo 2011


 Mi devo accontentare …
Mi devo accontentare …
Mi devo accontentare …
Mi devo accontentare …
Con questa cantilena in testa cerco di pensare a dove andare. Non dovrei fare troppo dislivello … e neanche troppi chilometri (il perchè è presto detto: il ginocchio fa le bizze :( Ieri sono stata a sciare e "lui" non è stato troppo contento)… ma si sa ormai come sono fatta!
In settimana era sbucata dal cassetto la “solita” Val Codera, e quando un'idea mi frulla in testa non riesco a lasciarla li.
Per alcuni questa passeggiata è sminuita, roba da pensionati, ma sono circa 1200 m di dislivello con più di 20 km di sviluppo. Non pesto troppa neve, passeggiata all'asciutto e tranquilla.
Non è proprio quello che oggi serve al mio ginocchio ma essendo da sola e potendo prendermi i miei tempi decido che il rifugio Brasca è ora che mi riveda.
Permettetemi una parentesi sulla Val Codera.
«Su per il lago di Como di ver la Magna è valle di Ciavèna, dove la Mera flumine mette in esso lago; qui si truova montagne sterili et altissime con grandi scogli... qui nasce abeti, larici et pini, daini, stambuche, camozze e terribili orsi, non ci si può montare se non a quattro piedi.»
Chi parla cosi della Val Codera è Leonardo da Vinci nel suo codice Atlantico.
Ed effettivamente l'inizio della valle è davvero molto aspro. Prima che si apra occorre passare dai 300 m di Novate Mezzola agli 800 di Codera e proseguire ancora.


La valle è stata sempre abitata, e ancora oggi credo che sia l'unica valle non raggiunta da una strada stabilmente abitata, tutto l'anno.
La strada. E' da anni che se ne parla. Con vicende anche poco simpatiche (minacce di morte alle persone che si sono opposte con tutta la loro forza).
A Codera ci sono un paio di locande, 2 musei. Più in la nella valle, quasi in fondo, 2 rifugi: Bresciadega e Brasca. Più in alto 2 bivacchi: Casorate Sempione e Valli.
L'Associazione Amici della Val Codera ha sempre cercato di difendere la valle e di organizzare iniziative atte a farla conoscere e frequentare.
La prima locanda che si incontra a Codera era gestita da una coppia con 2 (o forse 3, non ricordo) bimbi. Persone meravigliose che preparavano confetture di castagne, torte, cucinavano molto bene, davano ospitalità con anche a congressi di Anatomo-Patologi; insomma si davano un gran daffare ed in effetti erano pieni tutti i we estivi. Poi lui è morto, a 40 anni, e la moglie non ha più potuto continuare l'attività. Da allora la locanda è chiusa.

Loro si battevano contro la strada.
Il bello di questa valle è proprio che non c'è la strada. Arriva su una teleferica. Stop.
Anni fa ci furono aspre lotte per costruire una strada che arrivasse lassù. Ci mobilitammo in molti per fermare questo scempio.
In parte sembra ci siamo riusciti. Però ora, appena passato Codera la strada c'è. Una carrozzabile oscena, piena di sassi e grigia ha sostituito uno splendido sentiero che si inoltrava dolcemente nella valle.

Con la morte nel cuore ho percorso questo tratto di valle. Non credo ci tornerò più per il solo piacere di viaggiare in queste zone; se ci tornerò sarà solo perché ci devo passare tornando dal Ligoncio o dalla Omnio o dalla traversata Casorate-Valli.
Invece di spendere soldi per questa strada, perchè non hanno messo in sicurezza il Tracciolino? E' un itinerario fantastico che passa le dighe tra la Val dei Ratti e la Val Codera. Molto famoso, è interrotto da anni, proprio all'altezza di Codera, a causa di una frana. Se sistemassero quel tratto, si potrebbe percorrere ancora fino alla diga, sul lato opposto della valle dove ora hanno costruito il mostro.
Ma siamo in Italia, non ci arriviamo. Non sappiamo proprio valorizzare il nostro patrimonio.
La passeggiata in se è stata tranquilla, con un po' di neve verso la fine, giusto per bagnare gli scarponi.
L'arrivo al Bresciadega mi ha emozionato, è sempre meraviglioso. Da qui in poi per me è sempre stato magico. Il Brasca sbuca fuori appena esci dal bosco, laggiù nella piana, ai piedi le Ligoncio e baciato dal sole.

É davvero lungo arrivare qui, i cartelli danno 4 ore, io ce ne ho impiegate 3 e mezza con le mie sostine. Il dislivello comunque considerevole se si pensa che con le contropendenze alla fine sono 1.200 m
Non vengo qui in fondo molto spesso, è più facile che a Codera giri giù per il ponte romano e vada a San Giorgio oppure che salga da Verceia per percorrere il Tracciolino. Itinerari che oggi mi sento di consigliare a dispetto del fondo valle. Peccato … davvero un gran peccato.
Quota partenza: m 316
Quota arrivo: m 1.304
Dislivello secondo Gipsy: m 1.200 circa
Tempo totale, comprese le soste: 7 h 30 m
Km percorsi: 22 circa
Non credere, piccolo uomo, di essere chi sa chi, perché prima che tu nascessi io già c'ero e quando tu non esisterai più io ancora ci sarò (La Montagna)