Le mie motivazioni possono essere
tante:
-
non ci sono ancora con la testa
-
non ho ancora recuperato dal gitone dell’altro giorno
-
fa troppo … davvero troppo caldo per me … (4 litri di
liquido ingerito lo dimostrano!)
-
non sono allenata ad una fatica del genere
sta di fatto che a 200 m dalla cima
tutti e tre abbiamo deciso che non era più cosa. Era tardi ed eravamo davvero
tanto stanchi.
La sconfitta brucia, ovviamente, ma
la scelta è stata saggia: se non ce la fai è meglio tornare che rischiare di
farti male.
La proposta di salire al Coca
(pizzo, non rifugio!) è di Fulvio ed essendo un mio tormentone (mi manca solo quello
dei 3 giganti orobici) la faccio subito mia.
L’idea di farla di sabato, fermarsi
a dormire in rifugio e scendere domenica l’avevo in mente già da tempo e ancora
adesso penso che sia una buona idea; certo, il primo giorno sono poco più di
2.100 m di dislivello in salita, mica paglia!
Qualcuno ce la fa in giornata, noi invece
che non siamo mostri ma essere umani normali abbiamo qualche dubbio.
Prenotato il rifugio, constatato
che le previsioni sono buone decidiamo l’orario di partenza che consta nell’alzarsi
intorno alle 4, sia che si parta da Sondrio che da Erba.
Ritrovo a Lecco, ci fermiamo per un
orrido caffè e riusciamo a mettere gli scarponi ai piedi con una bella mezz’ora
di anticipo sul previsto.
Le cose si fanno subito dure, lo
sento. Che il sentiero fosse ripido lo sapevo, che fosse caldo me lo aspettavo,
ma di metterci addirittura 10 minuti in più del cartello quello no.
Pazienza, mi dico mentre riposo al
rifugio riempiendo la bottiglia d’acqua ormai quasi vuota, tanto stasera
dormiamo qui!
Al Lago di Coca Eliana ci aspetta
dritta su un sasso … non è solo un diesel, ma anche una Ferrari quella ragazza!
Ora inizia il vero tormento,
pietraia, sotto il sole e ripida.
Salgo piano, cerco di parlare poco
altrimenti il fiato non c’è, ma vado piano lo stesso.
Quando vedo lo scollinamento la in
fondo quasi quasi spero che sia la Bocchetta dei camosci ma no, ce ne vuole
ancora un bel po’ prima di arrivarci :(
L’unica veramente in forma è Eliana
mentre Fulvio ed io andiamo avanti perché ne siamo proprio convinti.
Alla bocchetta dei camosci ormai
sono scesi quasi tutti dalla cima: che bello, penso, saremo soli lassù!
Mi scappa l’occhio sull’ora: è tardi … a quest’ora dovevamo essere in cima!
E questo inizia a demotivarmi. E’
molto radicato dentro di me il senso del tempo e se faccio troppo tardi in
montagna so che rischio, per cui anche se inconsapevolmente, mi metto in
allarme.
Eliana ed io decidiamo di legarci,
ci imbrachiamo e leghiamo il cordino; Fulvio avanti iniziamo la parte più
divertente della gita.
Cerchiamo i bolli, gli ometti ma
siamo lenti. La fatica e un po’ di apprensione ci fanno rallentare e quando
giro un angolo e vedo ancora le roccette da salire mi viene quello che si
chiama “lo sciopone” e mi demoralizzo.
”Eliana, vieni a vedere: te la
senti?”
Fulvio mi guarda con occhi da cane
bastonato.
Alla fine decidiamo di comune
accordo che è troppo tardi, siamo troppo lenti e per questa volta ci
accontentiamo cosi.
Ci fermiamo un attimo a riposare,
lago del Barbellino davanti (quello delle cascate del Serio tanto per capirci)
e poi iniziamo la lunga e penosa discesa.
Ci raggiunge Tancredi, un simpatico
locals che non doveva salire in cima … e ora ha la moglie a casa preoccupata …
mettiamo insieme tutti i cellulari ma nessuno prende. Tancredi si offre
discendere con noi (lui è da solo) e io ne sono contenta.
La discesa va benissimo, siamo
tutti molto bravi e non ci impantaniamo mai (la parte più ostica è difficile è
all’inizio per cui l’avevamo fatta … ) La corda rimane quindi nello zaino e
quella tra Eliana e me rimane solo per sicurezza psicologica.
Alla bocchetta dei camosci
prendiamo fiato, poi riprendiamo la discesa. Tancredi ha individuato una fonte,
acqua di fusione ma sempre acqua è e noi abbiamo i sali!
E qui veniamo raggiunti da due
ragazzi che ci apostrofano subito: “Ciao, scusate, avete dell’acqua? Ve la
paghiamo quello che volete!”
Ecco … a dirla tutta, l’acqua in
quella situazione vale di più di qualsiasi cifra possano darmi … ma per fortuna
siamo alla fonte e gli offriamo una bustina di sali. Mentre chiacchieriamo
scopriamo che sono saliti in giornata dal Curò, hanno fatto la cresta est e ora
devono tornare a Valbondione, ora che hanno trovato l’acqua ce la possono fare.
E cosi, per contraccambiare i sali di Fulvio, Alessandra mi offre un panino …
ma non un panino qualsiasi: integrale, con formaggio e prosciutto crudo … altro
che barrette! L’ho divorato e penso proprio che sia grazie a quello che riesco
a tornare al rifugio!
Riprendiamo la penosa discesa, al
lago Eliana ed io ci fermiamo per il pediluvio e poi ricompattiamo il gruppo al
rifugio. Arriviamo poco dopo le 18, un’oretta prima del massimo che avevo
previsto … no, ero troppo stanca, da sola in cima non me la sarei comunque
sentita di salire.
Ci riposiamo, prendiamo posto nella
camera, ci cambiamo, chiacchieriamo … insomma, aspettiamo l’ora di cena.
Io lo so come funziona nei rifugi
per cui mi metto il cuore in pace e mi appresto, quando entro nella sala da
pranzo, a morire di caldo e di rumore … e cosi sarà. Per fortuna abbiamo dei
compagni di tavola fantastici, chiacchiere e risate a non finire, è stata
davvero una cena piacevolissima!
La notte passa come in tutti i
rifugi, tra dormiveglia e tromboni.
“Dai che andiamo a fare colazione
che sono le 6 e 30!”
Ma non dovevamo svegliarci alle 7 e
colazione alle 7:30? Penso … guardo l’orologio: le 5 e 24 …
LE CINQUE E
VENTIQUATTROOOOO????????????
FULVIOOOOOOOOOOOOOOO
!!!!!!!!!!!!!!!!!
Povero, non riesce a dormire … per
lui è lungo arrivare a mattino ma noi stiamo a letto ancora un’oretta poi ci
tocca.
Sei e trenta siamo pronti per la
colazione … un po’ scarsina …
Del rifugio non ho dire, né pro ma
nemmeno contro.
Cibo decente anche se non
abbondante, letti buoni ma bagni scarsi (avrei anche preferito un bagno
femminile per cambiarmi e lavarmi meglio ma siamo in rifugio … ), personale
simpatico e disponibile.
Scendiamo. Tancredi viene con noi.
Ci mettiamo lo stesso tempo di salita ma il perché è ben diverso: la fiumana di
gente che sale per passare una giornata tra lago e rifugio, sfuggendo la calura
della pianura.
Noi ci concediamo un bagnetto al
torrente prima di andare a fare la vera colazione al bar.
Salutiamo Tancredi e poi via verso
casa che ci sono un sacco di pelosetti che ci aspettano.
Contiamo circa una quarantina di
chilometri di coda dal lato opposto, non vorrei proprio essere nei loro panni!
Niente cima conquistata, ma è stato
un we bellissimo, rilassante e stancante, pieno di chiacchiere, piacevoli
incontri e con splendidi amici … beh, scusate se è poco!
Oggi ho avuto il piacere di
camminare con Eliana e Fulvio … e Tancredi!
heliSLaLenta
Quota partenza: m 940
Quota arrivo: m 2.863
Dislivello secondo Gipsy: m 1.950
circa
Tempo totale: 13 h 20 m comprese le
soste ma non il pernottamento in rifugio!
Km percorsi secondo Gipsy: 17 circa