giovedì 29 gennaio 2015

Anello sotto al Resegone – 29 Gennaio 2015



Sempre dal mio bellissimo dizionario:
Scortesia: essere scortese – privo di garbo, di cortesia, villano
Aggressività: essere aggressivo, violenza, irruenza, combattività

Doveva essere Magnodeno, un giro tranquillo e non lungo visto che vogliamo essere a casa abbastanza presto. Ma toppo sentiero, con il Magnodeno ho un rapporto strano, faccio sempre fatica a trovare il sentiero e in questo periodo poi …. facciamo che ho fatto 3 e ora dovrei aver pagato il mio pegno!
I ragazzi non se la prendono, ci troviamo sul sentiero che presumiamo porti alla Stoppani e da li decideremo il da farsi in base all'orario.
Capitiamo su un sentiero che non ho mai fatto, per una frazione che non ho mai visto … incredibile come una montagna, cosi visitata e cosi vissuta possa portarmi ancora in angoli sconosciuti!
Arriviamo alla Stoppani dalla parte opposta a quella da dove arrivo di solito tanto che quasi non la riconosco. Il rifugio è chiuso, lo abbiamo letto giù in basso e d'altra parte la giornata non invita di certo a frotte di escursionisti.
Ci fermiamo ad un tavolo e decidiamo di non salire più, siamo appagati cosi e io insisto per fare subito la foto di gruppo (e meno male visto come sono andare le cose poi) e ci mettiamo, ridendo e scherzando a trovare il modo di fotografarci con almeno le montagne dietro. Alla fine, oltre al mio cavalletto, ci viene in aiuto un tronco di betulla che troviamo sulla terrazza del rifugio.
Mentre siamo li a giocare con le macchine fotografiche arriva una moto. Non sappiamo chi sia ma quando apre la porta del rifugio gli rivolgo la parola, come è consono per me fare in montagna, cosi, per parlare e non era neanche escluso che si potesse prendere qualcosa anche se avevamo tutto quello che ci serviva.
“Ciao, apri il rifugio?”
Silenzio.
Ci guardiamo in faccia e continuiamo a fare i nostri autoscatti.
Fatte le foto, sempre ridendo e scherzando, Antonello amico mette a posto il pezzo di legno e iniziamo a tirare fuori le nostre cose per mangiare.
Ecco che ci sentiamo apostrofare, in malo modo, che quel pezzo di legno non era stato rimesso al suo posto e se prendevamo qualcosa dovevamo poi rimetterla dove era. Lasciando perdere che il pezzo di legno era a pochi metri dal suo luogo originario, Cristian chiede scusa mentre Antonello mette il legno esattamente posto. E qui parte l'aggressione verbale. Una raffica di:
  • non salutate neanche mentre io vi ho detto “ciao ragazzi”
  • voi non potete stare qui
  • datemi le tessere del cai
  • dovete pagare 3 € per stare qui (fuori da un rifugio, per di più chiuso, essendo soci cai???)
  • se non mi date le tessere io chiamo il soccorso alpino … (e su questo stendo un velo pietoso)
Ora, tenuto conto che noi eravamo in 3 e nessuno dei tre ha sentito il suo improbabile saluto, mi rifiuto di dare la mia tessera (sono fuori da un rifugio chiuso!) e per evitare ulteriori discussioni decidiamo di allontanarci. Ovviamente gli dico di leggere in internet perché io racconto quello che mi succede avendo un blog e anche questa scortesia sarà raccontata.
E qui vengo minacciata: “fallo e ti vengo a prendere” …. meno male che ho i testimoni perché rimaniamo tutti e tre increduli alle parole.
Non vogliamo reagire, ci allontaniamo per mangiare il nostro panino e anche da lontano continuano le sue recriminazioni nei nostri confronti.
Ora, il rifugio porta un nome prestigioso, è meta di moltissimi escursionisti che si fermano li a mangiare o che passano e si fermano di ritorno dagli innumerevoli sentieri, mi sono sempre seduta li fuori a mangiare e non mi è mai capitato né che mi chiedessero soldi né di essere trattata cosi
E quindi, a cosa si deve la scortesia e l'aggressività oltretutto a rifugio chiuso?
I tavoli fuori da ora sono off limits a rifugio chiuso?
Il permesso di minacciare c'è perché sei il rifugista? O perché è “una proprietà privata e da qui te ne vai”? (Si, ci ha detto anche questo …. )
Ovviamente queste sono le cose come le ho vissute io ma anche i ragazzi sono un po' scossi dall'aggressività del tipo. Scendendo continua a venirci in mente quello che ci ha detto, come ci ha trattato ma soprattutto la minaccia … sono contenta che nessuno abbia raccolto la forte provocazione, basta un attimo per passare dalla parte del torto.
E i toni e gli atteggiamenti aggressivi facevano pensare che potesse finire davvero male.
Ho ovviamente mandato una lettera al CAI di Lecco che è proprietario del rifugio ma l'esperienza mi dice che il CAI, se tutto va bene, risponderà “costernato” alla lettera e tutto finirà li.
Tra i nostri pensieri finiamo la discesa fermandoci a chiacchierare con un simpatico vecchietto che ancora va su tutti i giorni a dare da mangiare alle capre. E iniziamo a rincuorarci.
Consiglio ai ragazzi di fermarci a bere il caffè al bar della funivia … che accoglienza! Cortesia, buon umore … ci voleva dopo la sfuriata subita lassù. E vogliamo parlare della bontà della torta?
Come si suol dire: tutto è bene quel che finisce bene … e invece di chiudere la porta depennerò un altro rifugio dalla mia lista.

heliSLaLenta & Kyr, Antonello, Cristian

I dati secondo Gipsy:
Quota partenza: m 578
Quota massima: m 911
Dislivello: m 440 circa
Tempo totale: 4 h 42 m compreso di tutto
Km percorsi: 8,3 circa

venerdì 23 gennaio 2015

Avventura del 23 Gennaio 2015


Avventura: avvenimento singolare o straordinario; anche impresa rischiosa e affascinante.

Arriviamo al parcheggio tardi; la strada è pulita ma i parcheggi no. Ne trovo uno dove penso di poter uscire (ci provo … si sa mai!) e ci prepariamo.
C'è una macchina, un suv che cattura la mia attenzione: la signora con bimba appresso è li da prima di noi ma noi partiamo che loro non sono ancora pronte ma non è questo a farmi riflettere quanto il fatto che, nonostante avesse il SUV ha parcheggiato fuori dal luogo preposto, sulla curva, per evitare di appoggiare le ruote sulla neve. Ora, mi chiedo: ma ca@@o hai preso a fare il suv???
Con questi pensieri inizio a camminare. Nonostante sia tardi la neve è ghiacciata e non è per nulla piacevole la progressione ma Kyra corre come una matta, sale e scende dal bosco e se ne impippa se io faccio fatica a stare in piedi … amore mio … vederla correre cosi felice e poi tornare da me per poi tornare a correre mi fa passare tutto il malumore e ora sono contenta di essere qui.
Nonostante il ghiaccio presto inizia a fare caldo. Ancora qualche minuto di camminata e la neve si trasforma in picio pacio.
Dopo un'oretta prima sosta. Beviamo, mangiucchiamo e ci godiamo un po' di sole.
Riprendiamo il nostro percorso e ora la neve inizia a essere bella. Purtroppo Kyra non sta su. O è ingrassata oppure la neve è più molle del solito sta di fatto che anche Kyra ogni tanto “affonda”. Non si scoraggia, continua nelle sue perlustrazioni fino a fare un buco nella neve e a volerci sparire dentro: chissà cosa c'era li sotto!
Arrivo al colle. Le tracce vanno da un'altra parte rispetto a dove vogliamo andare noi ma vedo una buona parte del percorso e laggiù riprendono. Non capisco da dove arrivano ma la traccia si vede.
Altra piccola sosta e riprendiamo. Devo dire che è la prima volta che mi tocca battere traccia da sola e all'inizio sono anche gasata. Mi spiace rovinare lo splendido manto che la madre bianca ha messo finalmente sul suolo, ma cerco di seguire il sentiero ed è bello voltarsi e vedere le tue tracce!
Ma ecco che Kyra è scomparsa.
La Chiamo. Niente.
Torno sui miei passi e la vedo li giù nel bosco. Ha voluto fare la coraggiosa ma ora non è più in grado di risalire. Tata … non mi ha neppure chiamata ma appena mi vede si tranquillizza. Scendo a prenderla ridendo: spero che ora non ci andrai più laggiù, oggi non è giornata mia cara!
Le cose iniziano a farsi complicate. La neve è parecchia, va dal polpaccio al ginocchio e io, gambetta corta, quando devo salire non riesco neppure a mettere il piede davanti perché c'è la neve a ostacolarmi. E c'è un maledetto vento gelido che a raffiche ci tiene compagnia.
Kyra continua ad affondare ogni tanto con una zampetta e non si allontana più. Cerca di stare nelle mie tracce ma sono troppo alte per lei … diciamo che entrambe abbiamo il nostro da fare!
Finalmente arriviamo al punto dove secondo me dovevano iniziare le tracce.
Ovviamente non sono tracce ma solo le linee che la neve ha segnato sul percorso.
Un pochino mi maledico, ora inizia la salita vera ma siamo qui, che dobbiamo fare?
Riprendo. E' ripido e la mia fatica aumenta. Non sono allenata e non sono per nulla abituata a battere traccia, figuriamoci in salita! Dove faccio fatica Kyra mi si avvicina, mi lecca … solo che la sua presenza li davanti a me mi impedisce di salire … la adoro la mia tata … ma scostati un momentino COZZA!!!
Ora inizio a ridere meno. Kyra pure non si diverte più tanto. Io sono stanchissima, le gambe non mi reggono e le braccia sono indispensabili per la progressione. Spero che dopo il dosso successivo arrivi la cima e invece, quando si apre la visibilità, la cima la vedo la lontanissima.
No, non è che mi scoraggio, oggi abbiamo ancora tanta luce, ho il GPS e la batteria del cell, l'acqua e da mangiare; da questo punto di vista siamo a posto.
Però sono stanca. Mi devo fermare spesso non tanto a respirare quando a far riposare le gambe. Tanto di cappello a chi batte traccia, è davvero faticoso soprattutto se sei alta un soldo di cacio come la sottoscritta.
Con piccole soste per bere o anche solo per far riposare tutte e 6 le zampotte proseguiamo fino a che non mi giro (non sento più il campanello di Kyra) e la vedo un bel pezzo indietro. La chiamo. Lei si gira verso di me, ma torna a guardarsi indietro. Capisco che è di nuovo in difficoltà. La chiamo ancora mentre torno sui miei passi e lei mi chiama con le zampette davanti. Per un attimo mi sembrava intrappolata, ho temuto una trappola e invece aveva una palla di neve attaccata alla zampa posteriore che aveva un diametro di almeno 15 cm, giuro! E una marea di altre palle che le impedivano la progressione. La libero, cerco di staccare anche le altre palle ma ora abbiamo un problema in più. Cerco di appiattire ben bene dove passo per evitare alla neve di attaccarsi al suo pelo ma le gambe non sono tanto d'accordo. Allora la prendo per la maniglia della splendida pettorina che ha ricevuto in dono per Natale e cerco di tenerla sollevata sulla neve cosi che possa camminare al mio fianco. Ma è dura e le mie braccia non mi permettono di mantenere spesso la posizione cosi cambio tra braccio destro e sinistro.
Andiamo avanti cosi per un po' ma io non ce la faccio se non mi aiuto con le mani, ricordo che la neve arriva sempre almeno al polpaccio, a volte anche al ginocchio.
Allora provo a prenderla in braccio, tento di mettermela dietro al collo. La prima volta non capisce e cerca di scendere, poi sembra aver capito e sta li ferma ferma.
Lei è bagnata e fredda gelata e il vento continua a raffiche ma poco mi importa, so che quando arriveremo in vetta potremo asciugarci e poi scendere dalla via che sicuramente è battuta.
Ma non ce la faccio. Dopo poco mi devo fermare e riprendo a tenerla su con la maniglia mano destra, mano sinistra …
Finalmente spiana un momentino. La più avanti vedo delle tracce, qualcuno che dalla cima ha fatto qualche passo nella mia direzione ma poi, visto che non era battuto, se ne è tornato da dove era venuto.
Allora inizio a battere bene la mia traccia per permettere a Kyra di proseguire ma spesso mi devo fermare per toglierle le palle di neve. Oltretutto, non avendo il cappotto, si attaccano anche al pelo della pancia povera tata!
Quando arrivo alle tracce battute cambia tutto. La stanchezza scompare, qui è tutto più semplice. Preparo una bella pista per Kyra e tocchiamo finalmente la vetta.
Sono quattro ore e mezza che camminiamo,
Due ore a battere traccia per coprire 200 m di dislivello ….
Cerco di togliere tutta la neve a Kyra, le metto un cappottino leggero (il vento è davvero gelido e lei è tutta bagnata) e le offro tutti i croccantini che ho portato dietro, se li merita davvero!
Scendiamo dalla strada, battutissima. Kyra rimane dietro di me per quasi tutto il percorso. Solo quando la neve si fa più rada si fida a spostarsi e proseguire con le sue snasate.
Arriviamo alla macchina.
Lei sale, si acciambella e prima di addormentarsi mormora: "Mamma, ma non è che la prossima volta ci portiamo dietro qualche zio che cosi non ci mettiamo ancora nei pasticci?"

heliSLaLenta & Kyra

I dati secondo Gipsy:
Quota partenza: m 900 Alpe del Vicerè
Quota arrivo: m 1.317 Bolettone passando dalla Bocchetta di Molina
Dislivello: m 550 circa
Tempo totale: 5 h 37 m compreso di tutto
Km percorsi: 9.4 circa

martedì 20 gennaio 2015

Un nuovo trasferimento?

Si, se riuscite a leggerlo anche voi che non avete FB vorrei trasferirmi qui.
Mi fate sapere se lo leggete per favore?
Grazie!!!

Mi hanno detto che non funziona :(
Spero che almeno il link alle foto funzioni come si deve ....

lunedì 19 gennaio 2015

Il panico


Per questa relazione vado a tirar fuori dalla polvere il mio mitico dizionario d'italiano, tenuto come una reliquia nella sua copertina di cartone e di colpo torno ai tempi della scuola dove si portava il dizionario, nonostante il peso, il giorno del tema in classe …
Definizione di PANICO: dal dio Pan. Nell'uso corrente si dice di paura improvvisa e irrefrenabile come quella che si credeva fosse causata dalla presenza del dio Pan.

Ho due cosa da fare questo pomeriggio di cui una è in un negozio che apre alle 15:30 per cui aspetto almeno alle 14 per uscire. L'idea è di andare a vedere un posto dove mi hanno detto che ci sono delle casette in vendita che rispondono alle mie esigenze, visto che la casa dell'asta abbiamo deciso che non me la posso permettere (per la manutenzione … )
Non è una gita in montagna ma su una strada ripida per cui mi vesto da montagna ma non porto dietro né zaino, né tanto meno GPS e quindi neppure la batteria di riserva del cell. Tanto sto via un'oretta, metto insieme la passeggiata di Kyra con la visita alle case.
Salgo con la macchina, giù non c'è parcheggio, Trovo lo spiazzo proprio vicino al cartello di divieto e all'inizio della strada acciottolata. Effettivamente è ripida, ma dicono che basta una panda 4x4 per salire. Certo, d'inverno può essere che rimango bloccata su, ma per quanto tempo?
Con questi pensieri salgo fino a che non vedo un cancello con “proprietà privata” aperto e una casa laggiù; entro sperando di trovare qualcuno a cui chiedere info ma non c'è in giro nessuno. Proseguo su questa strada e trovo altre case ma tutte chiuse fino a che, in fondo, non trovo una casa con recinto e dei lama. E una macchina. Kyra è legata (e fa il diavolo perché vuole andare dai lama) e parlandole le dico che adesso cerchiamo il padrone. Finalmente si fa vedere e iniziamo a parlare. Gentilissimo si offre di prendere il mio numero di telefono e passarlo alle due persone che conosce e che molto probabilmente vendono casa.
Mi indica dove sono e come fare per andare a vederle. “Vada su di qui, deve attraversare il bosco ma c'è il sentiero e poi trova la strada acciottolata”. Ve bene, grazie! Rispondo gentile e intanto penso che torno indietro da dove sono venuta e riprendo da li la strada. Il signore però insiste e praticamente mi obbliga a prendere il sentiero. Mentre saliamo mi urla che devo stare a sinistra. “GRAZIE!” e pieghiamo a sinistra.
Questo è stato il primo errore: lo sapevo che non dovevo salire dal bosco e dovevo insistere che volevo tornare indietro ma per non offendere il tizio sono andata dove voleva lui. Ecco quindi il primo messaggio: non insistete mai con qualcuno per fargli fare la strada che VOI ritenete meglio, se lui preferisce farne un'altra che porta allo stesso posto lasciatelo fare!
Ad un certo punto non troviamo più nessuna traccia ma il tizio dice che qui sopra c'è la strada per cui prendo dritto per il bosco, sempre tenendo la sinistra. Trovo un bel sentiero largo, ma non è la strada. Ok, penso, questo mi porta dove devo andare, e lo seguo.
E qui il secondo errore: invece di prendere a sinistra prendo a destra.
Kyra è estasiata dagli odori del bosco, cinghiali, caprioli e non so chi altro la fanno diventare matta e si allontana sempre di più. Quando ho dovuto richiamarla tre volte prima che tornasse decido di legarla. Il mio inconscio non è per nulla tranquillo.
Arriviamo al bivio che segna la località dove devo approdare io e lo seguo. Solo che la traccia è davvero flebile e la perdo.
Terzo errore: quando mi rendo conto che il sentiero non si vede più dovevo tornare indietro. Invece proseguo sempre convinta che adesso trovo la strada acciottolata.
La convinzione però dura ancora poco. Kyra tira, io cerco di individuare il percorso ormai un pochino preoccupata.
Decido di salire, so che c'è una strada asfaltata che arriva praticamente in cima e se salgo la dovrei trovare. Solo che sali un dosso, poi un altro (sempre con Kyra che tira per seguire le tracce di selvaggina) la strada non solo non si vede ma non se ne vede neppure una piccola traccia più in su. Per fortuna il bosco è rado e il sottobosco inesistente, niente foglie sulle piante per cui una parte di visibilità c'è.
Ora sono certa: mi sono persa. Cambio strategia e vado in traverso. Trovo un casotto di caccia e penso che in qualche modo i cacciatori fino a li ci arrivano. Solo che loro ci arrivano per percorsi non segnati e io non trovo sollievo alla mia sempre più forte inquietudine. Penso che, per male che vada, quel casotto sarà un buon riparo per la notte, si, perché adesso il problema grosso è la luce: non so quante ore ho ancora a disposizione ma so che sono uscita di casa alle 14 e in max 3 ore inizia a fare buio.
Kyra tira sempre, inizio a sgridarla, anche urlando, come se a lei importasse qualcosa.
Sento che sale, sale dalla pancia, gli occhi iniziano a bruciare. Mi sono persa. E sono qui da sola senza acqua. Di certo non chiamo i soccorsi per una mia imbecillità, una notte fuori di certo non mi ammazzerà. E i mici a casa? Vabbeh, un giorno senza mangiare …
Sale … sale … alla fine prendo in mano il telefono e se da una parte mi accorgo con sollievo che prende dall'altra mi accorgo che ho solo il 37% di carica … cazzo … Chiamo il mio mentore, Giuliano. Quando risponde scoppio a piangere, lascio che tutta la mia angoscia, il mio panico, possa sfogarsi. Il fatto che ora qualcuno sappia che sono in difficoltà mi da forza.
Giuliano, da bravo alpinista, sa darmi i consigli giusti: mi chiede cosa intendo fare e poi mi dice che se non ne vengo fuori devo cercare un'altura e da li guardarmi intorno per capire dove sono e dove posso andare. Lo avviso che ho il telefono scarico ma cercherò di fargli sapere.
Riprendo a ravanare per il bosco, Kyra felice io molto meno. Ora la devo costringere a starmi dietro altrimenti non ce la caviamo. Il bosco è umido e scivoloso e io ho le scarpe basse.
Trovo un'altura e l'idea di andare li a vedere non mi sembra male. Guardando giù, visto che su non ha più senso salire, c'è solo bosco bosco e bosco! In basso vedo che 'è un prato e laggiù … si … è una casa! Se c'è una casa c'è anche una strada che porta li. Scendiamo. Kyra mi DEVE stare dietro, la discesa è ripida, si scivola che è una meraviglia e non posso permettermi di farmi male. Dopo aver litigato un bel po' la mia tata si convince a starmi dietro anche se lo so, non le piace, ogni tanto tira perché di la ci sono tanti odorini molto più interessanti di dove la sto portando io … E no! Qui dobbiamo tornare a scuola! Questo comportamento va cambiato, in montagna non mi posso permettere che non mi ubbidisca o non mi stia vicino quando serve.
Mentre scendo e scivolo giù dal bosco sento una motosega. Sorrido, rumori “umani”.
Con fatica raggiungo il prato e la casa e trovo una strada sterrata e in pessime condizioni ma sempre strada è. Un piccolo respiro di sollievo. Ho ancora un po' di carica nel telefono, chiamo Giuliano per dirgli che sono su una strada, da qualche parte mi porterà. Scelgo di andare a destra visto che la strada asfaltata è in quella direzione, ai bivi che incontro prendo sempre la strada che scende fino a che incontro dei cartelli. OTTIMO! Solo che io di prendere il sentiero non me la sento, scottata fresca fresca e poi il sole sta ormai tramontando e se devo rimanere al buio preferisco essere su una strada. Il sentiero indica 40 minuti per arrivare al paese vicino al quale ho lasciato la macchina. Mi viene un attimo ancora di panico ma continuo a dirmi che ci arriverà anche la strada.
L'ultima deviazione in discesa mi porta ad un vicolo cieco, ma sento la motosega più su per cui torno sui miei passi con Kyra che diventa pazza … e vedo pure io il sederino bianco che fugge … pazienza Kyra, ora non devi più cacciare!
Incontro i due che stanno lavorando, metto da parte il poco orgoglio rimasto e pongo la fatidica domanda: se vado avanti di qui dove approdo? Mi rispondono tranquilli che poco più avanti c'è la strada asfaltata che porta a Oneda. Bene, penso da una parte, cavolo, penso dall'altra! Oneda vuol dire che arrivo al paese successivo dove ho lasciato la macchina e il buio avanza. Arrivati alla mulattiera che mi porta in paese le Grigne mi regalano un panorama meraviglioso colorandosi di un rosa intenso. Guado il telefono, spento. Lo riaccendo ma ormai non ha batteria per far funzionare nulla, non provo neppure a fare la foto, preoccupata come sono di far sapere a Giuliano che ormai sono fuori pericolo.
La strada provinciale che mi angosciava un pochetto in si rivela meglio del previsto, ci sono i marciapiedi e il pezzo non è nemmeno lungo e poi sono sempre in mezzo alle case.
Anche dove ho lasciato la macchina pensavo fosse più in alto. Ci arrivo che ormai è buio e qui i lampioni non ci sono.
Libero Kyra che corre via, apro la portiera per lei, accendo la macchina, metto in carica il telefono e finalmente chiamo Giuliano. Un pochettino arrabbiato perché non rispondo al telefono (capibile, era davvero preoccupato!) Gli spiego che è morto il telefono e siccome è morto anche il suo cell non ha letto il messaggio.
Tornando a casa, dopo questa esperienza, non riconosco la strada, mi sembra di vivere in un'altra dimensione. Questa avventura mi ha davvero lasciato un segno, almeno per oggi, ho vissuto per 4 ore in un mondo parallelo. Eh si, una gita di un'oretta si è trasformata in una di 4 ore e meno male che un minimo di allenamento lo avevo altrimenti … non so se ce l'avrei fatta ad uscire dal bosco prima del tramonto.